mercoledì 21 settembre 2011

treni e piedi

Stamattina sono stata abbordata sul treno delle 7.44.
Mi sono accomodata in una carrozza semi-vuota in compagnia del mio libro. Ed ecco che, un paio di fermate dopo, un ragazzo sulla trentina si siede proprio di fianco a me, con un sacchetto in mano. Tira fuori un paio di ciabatte di gomma sporche e se le rimira un po', dopodichè le rimette dentro.
Ed ecco che comincia l'approccio. Si alternano domande normali ("fa tutte le fermate?") ad affermazioni lusinghiere ("che begli occhi che hai") a domande inquietanti ("vedo che porti le unghie lunghe. Ma secondo te sono meglio le unghie lunghe o corte in un uomo?"). Insiste nonostante io ogni tanto lo ignori palesemente e continui a leggere.
Ultimamente posso annoverare nei tentativi di approccio a me rivolti un vecchio in ciabatte alla fermata dell'autobus e questo tipo lievemente disturbato. Non è granchè, ma forse sarà peggio quando non mi guarderà più nessuno.
Anche quando scegli e sei scelto da un compagno ogni tanto hai bisogno di qualche pillola di autostima, che non debba necessariamente venire da lui. Anche perchè, ho scoperto oggi, a M. non piace il secondo dito dei mie piedi, leggermente più lungo dell'alluce. Ma come?! Con tutti i complessi che avevo da ragazzina, se c'era una cosa che ho sempre amato di me sono i piedi: lunghi, affusolati, con una dose stranamente massiccia di melanina e quel secondo dito fatto come la Venere di Botticelli! Anche ora, nonostante varie fratture a dita e caviglie continuano a piacermi moltissimo.
La cosa non ha minato, ovviamente, la mia autostima.
Credo però che mi cercherò un feticista dei piedi sul treno, la prossima volta.
Quello non dovrei faticare a trovarlo...


lunedì 19 settembre 2011

Cose di settembre

Un carro pieno d'uva in piazza.
Folle e silenzi.
Amari ritorni.
Tre treni, un libro.
Olive bacate.
Qualche mattina fredda.
L'ultimo bagno.
Un vaso pieno di peperoncini rossi.

martedì 13 settembre 2011

il controllo


Sono una delle persone più brave che conosca ad avere il controllo della situazione.
Gestisco più stimoli contemporaneamente, parlo al telefono mentre faccio da mangiare e intanto guardo il tg e magari impreco per le notizie del giorno. Segno sulla lavagnetta in casa quello che manca nel momento in cui finisce, mi segno tutto sul calendario e mi ricordo tutto quello che c'è da fare sia a casa che al lavoro. In classe riesco a spiegare mentre compilo il registro e nel frattempo riesco a scovare con sguardo d'aquila quelli che parlano o copiano nei banchi in fondo.
Programmo le lezioni la domenica per tutta la settimana e raramente vado al supermercato senza la lista della spesa.Sono estremamente previdente e faccio i bagagli per un viaggio una settimana prima della partenza. Sono brava ed efficiente senza strafare. Spesso mi avanza un sacco di tempo libero che gestisco autonomamente e ciò non è malaccio.

La mia capacità gestionale non finisce qui. Sono anche campionessa del controllo delle emozioni.
Quando, da ragazzina, un tipo strafatto ha fermato me e i miei amici in un parco minacciandoci di riempirci di botte io l'ho redarguito freddamente senza battere ciglio. Ho riso in faccia a un ex fidanzato quando, dopo un anno dalla separazione, mi ha confessato di avermi tradito. La mia migliore amica mi ha visto piangere per la prima volta dopo quasi trent'anni di vita e amicizia. Ho gestito con diplomazia i litigi dei mie genitori per tutta l'infanzia e a vent'anni, davanti alla morte di mio nonno, crollato per un infarto davanti ai miei occhi, non ho versato una lacrima in pubblico, pensando solo a rasserenare mia nonna.

Il risultato di questo fantastico autocontrollo è che se, malauguratamente, si crea una crepa nella bolla, si liberano d'improvviso delle autentiche cateratte e il contenuto si riversa prepotentemente su tutto quello che c'è intorno. E' così che ho pianto solo dopo il funerale della mia bisnonna, in un momento in cui non c'era nulla da piangere; che ho pianto più volte di felicità arrivando in posti incantevoli e che, ancora adesso, mi apro in un pianto liberatorio quando mi lascio andare veramente con M.
Lasciarsi andare è meraviglioso, ma appare pericoloso per chi sa come trattenere ma non tirare il freno dopo che qualcosa è già uscito. Forse è il carattere, forse sono il vissuto e la storia personale, ma quel che so è che nei periodi in cui mi sento piagnucolosa e mi commuovo di niente qualcosa dentro di me dice che è tutto ok: sono solo le lacrime che non ho versato per anni.

sabato 10 settembre 2011

Ne valeva la pena


Serata con le mie due amiche del cuore, ieri. Un aperitivo al caffè degli specchi, un giro in centro e una pizza. Tante chiacchiere. Discorsi seri, profondi, discorsi osceni e stupidi. Un sacco di risate e qualche figuraccia con gli estranei.
Sospiri di serenità e piacevole sollievo: dalla vita di tutti i giorni, dai pensieri sempre dietro l'angolo. Quattro ore di totale sintonia.
Poi a casa, di nuovo lontane.
Una giornata con uno spazio per queste cose è sacrosanta e dovrebbe essere un diritto almeno settimanale per tutti.

giovedì 8 settembre 2011

cose che non bastano più o non servono per niente o pure peggio


fare sciopero, avere il posto fisso statale, abitare vicino a un ospedale, riciclare, essere gentili, avere una laurea o due, la patente, parlare due lingue, fare la dieta, avere una o più assicurazioni, dormire otto ore al giorno.

Mettersi in politica o emigrare?
O si tenta di cambiare le cose da dentro - con possibilità di successo pari a zero - o si scappa dall'Italia. Ogni via di mezzo è pari a vegetare.