giovedì 24 novembre 2011

La lumaca


Ieri decido, in un raptus della casalinga mancata, di andare per l'ora di pranzo, dopo la scuola, a fare la spesa all'ipercoop di Savona.
Sono le due e mezza e mi dirigo verso un bar dove fanno focacce farcite. Chiedo di quella con le verdure grigliate, ma porca miseria, l'hanno finita. Non mi picco più di tanto; ripiego per un noioso pomodoro e mozzarella e mi dirigo al tavolo. Ho una fame che mangerei anche una...
...lumaca, per l'appunto. C'è una lumaca sul mio tavolo. Piccola, senza guscio, di quelle che da me escono di sera sul terrazzo. Nel posto più asettico della città, dove ogni traccia della natura è svanita, una lumaca passeggia a passo piuttosto spedito sul tavolino di un bar.
Chissà da dove arriva.
Dall'insalata? Oddio, spero non da quella di un panino. Ma allora da dove?
La mia focaccia è pronta e io decido di mangiarla in compagnia della mia lumaca.
Ogni tanto punta al piatto e io la sposto un po' più in là. Mi guardo intorno e nessuno la nota. Eppure è ben visibile. Anche se è piccola, è una macchia marrone bavosa e semovente su un piano bianco.
Ho quasi finito; nel frattempo la lumaca è sparita. La cerco e intanto devo sembrare un po' svitata, perchè chi guarda ai bordi di un tavolo, sotto un piatto, sotto il tavolo?
Comunque eccola lì, sotto il tavolo. Deve essere scivolata sul bordo liscio.
E ora che faccio? Di buttarla non se ne parla.
Per un istante medito di portarla a casa con me. Lì starebbe benissimo, ma come faccio? Devo ancora fare una spesa colossale e chissà dove finirebbe.
Decido comunque di prenderla e la agguanto con un tovagliolino. Mi alzo e mi aggiro per l'ipercoop come una marziana, finchè non arrivo vicino ai giochi per bambini, dove avvisto un angolo con delle piante. Mi sembrano vere, e la lancio sulle foglie.
Povera lumaca, era lei la vera marziana laggiù.

Chiunque vada all'ipercoop a Savona nei prossimi giorni, può controllare se vicino alle calle, dietro i giochi del piano basso, c'è una lumaca? La rivorrei indietro. Mi è venuto in mente che le lumache non mangiano le piante da interni...

mercoledì 23 novembre 2011

Brlulù le mille bolle (non blu)


Lo sapevo. I mali oscuri e misteriosi vengono solo a me. Ci tengo a precisare che non sono ipocondriaca, ma solo un po' esperta di malanni perchè portata per l'empatia (e ho conosciuto tante persone malate) e modesta conoscitrice di principi attivi delle medicine, causa padre chimico e fissato.
Da qualche settimana ho le bolle. Ogni mattina me ne ritrovo due o tre nuove, pruriginosissime. Pancia, ascelle, collo, gambe, braccia: solo la faccia per ora è stata risparmiata. Me le tengo per un paio di settimane e passo sere e mattine a grattarmi, e non è un bel vedere, per niente. Una maestra che si gratta non è credibile, un cliente di supermercato che si gratta crea diffidenza e sospetto.
Così, come sempre, sono ricorsa al fai-da-te e all'autodiagnosi. Sarà il gatto? Gli acari?La tiroide? Oppure è un'allergia alimentare?
Così ho iniziato ad eliminare le noci, che mangiavo da un po' a carrettate.
Tre giorni buoni e poi rieccole lì: tre bolle sulla pancia.
Ho fatto i biscotti di riso e ne ho mangiati un bel po': saranno stati quelli? O gli spinaci?
E se fossero gli acari delle orecchie del gatto, che di notte vengono a trovarmi nel letto? Fatto sta che, nel mezzo di due giorni di elucubrazioni, mi compaiono due bolle sul collo (fin lì non ci erano ancora arrivate) e sulla spalla.
Stasera, presa da un raptus, ho deciso di prendere gli acari in castagna, nel caso fossero quelli. Ho scoperchiato il letto, messo tutto a lavare, compresi i pigiami e le federe che coprono i cuscini. Ho areato la camera portando la sua temperatura a 7 gradi e cambiato tutta la biancheria.
Non contenta, ho attaccato il monster, malefico micro-aspiratutto regalatomi da mia madre anni fa, e ho aspirato tappeto, divano arancione e poltrona.

Ora che mi sento nel pulito, magari ancora un biscotto di riso me lo mangio, và. Son tanto buoni...
Intanto si deve isolare un elemento di rischio alla volta, no?

lunedì 21 novembre 2011

Sogni d'acqua e orrori umani


Sulla scia del mio recente post nefasto e apocalittico, colpa forse dell'alluvione, continuo da qualche giorno a fare sogni con strade che si allagano, il mio paese che si allaga, spiagge che si allagano.
Ho persino fatto un sogno - spero non premonitore - in cui ero in una scuola (mai vista, ma che ho scoperto esistere) in una via (mai sentita, ma ho scoperto esistere) posizionata vicino alla spiaggia (e ho scoperto che è proprio sulla spiaggia) in un quartiere di Genova, Sturla(in cui è proprio quella via). Ovviamente pioveva a dirotto, il mare ormai lambiva il muro esterno della scuola e la strada era un fiume in piena...
Tutto ciò è piuttosto agghiacciante.
Ma c'è qualcosa di più agghiacciante che da ieri mi ossessiona (o quasi): una mia scoperta, tra l'altro fatta in un bar graziosissimo e nuovo di Finalborgo, mentre bevevo un tè inebriante e mangiavo un biscottone di pastafrolla. Insomma, a farla breve ho letto un articolo di rivista in cui si parlava della mostra attualmente a Roma e delle opere di un certo Gunther von Hagens, che spella, disseziona, prosciuga e "plastifica" cadaveri mettendoli in pose quotidiane per poi, infine, esporli in mostre in giro per il mondo. Non metto foto su questo blog perchè fanno altamente schifo, ma non è tanto per il disgusto del vedere esseri umani scuoiati (sono un'appassionata di horror, anche se mi terrorizzano), quanto per pudore, per rispetto a quei cadaveri che, seppur abbiano scelto di farsi esporre e scarnificare dopo morti - ma avranno avuto diritto di parola i parenti? - ,non hanno avuto, nè i loro cari, diritto all'intimità che un evento sconvolgente come la morte merita.

Io non capisco. Siamo abituati ormai a parlare di tutto, dalla cacca alla fellatio alla pedofilia, ma com'è possibile che i media, persino le leggi nazionali, facciano passare così in sordina una cosa del genere? Come si può parlare di arte quando per crearla non si dipinge un corpo vivo, che in corso d'opera può anche cambiare idea e non essere più usato, ma invece si profana un cadavere, messo in mostra per sempre? Dov'è finita la sensibilità umana? Come si possono portare i bambini a vedere una cosa del genere - e ce ne vanno tanti, tantissimi - ? Dopo aver dissociato la bistecca dall'animale, in modo che non ci si ponga più problemi di significato e di processo, siamo forse di fronte alla bistecca umana? Se le persone che vanno alla mostra vedessero anche i momenti di preparazione del morto non sarebbero così curiosi di vedere quelle che erroneamente vengono chiamate opere d'arte. Si tratta solo di cadaveri profanati.
La differenza tra questo e un film dell'orrore splatter è che questo è reale.

Ho idea che i miei sogni d'acqua si trasformeranno presto in sogni horror, e pure di bassa lega.

sabato 12 novembre 2011

La fine del mondo


Ieri sera, dopo un'accesa discussione con amici sul disastro economico dell'Italia, la crisi di molti paesi d'Europa, l'alluvione a Genova e i cambiamenti climatici, mi sono messa a sfogliare il giornale comprato al mattino.
Ad un tratto ho cominciato a pensare: e se davvero fosse l'inizio della fine? Se davvero il mondo fosse giunto al suo tramonto?
Ed ecco che le prospettive cambierebbero drasticamente: che ce ne faremmo degli articoli di giornale, delle recensioni, dei libri, dei nuovi film usciti al cinema, della musica, della immensa cultura umana? Dei programmi tv, della presenza incombente della De filippi, delle mostre d'arte, dei progetti per il futuro, delle lezioni in classe e di tutto il resto? Persino il mio percorso verso l'adozione si interromperebbe, sciogliendosi come neve al sole. Tutto svanirebbe nel nulla e niente avrebbe più importanza, perlomeno niente di quello che adesso sembra averne così tanta.
Una prospettiva agghiacciante di umanità che cadrebbe in un abisso di ansia, disperazione, misticismo, forse aggressività e, infine, oblio.
Non so, effettivamente, a quale tipo di catastrofe mi riferisca. Non so se sia un'improbabile - ma pur possibile - fine del genere umano, una crisi economica, una crisi energetica o un paio di queste messe insieme. Forse, mentre da questa parte del mondo tutto crolla, dall'altra tutto si ricostruisce.
Di fatto, qualcosa sta comunque per finire e finirà. E' più probabile che si debba abbandonare una serie di certezze e riorganizzare la propria esistenza su punti di riferimento nuovi e mettendo in opera risorse differenti. Forse dovremo imparare a vivere senza più la tranquillità del denaro, della sicurezza economica - anche se mi chiedo: quando c'è mai stata? - , ma anche di quella fisica. Non ci sentiremo e non saremo, d'ora in poi, più al sicuro tra le mura delle nostre case.
Forse, per stare più sereni, dovremo vivere in comunità con altre persone. La vicinanza, il comune sentire, ci daranno la consapevolezza che, qualsiasi alluvione, crollo economico, tifone o catastrofe arrivino, finchè esisterà il genere umano resterà la vera risorsa di cui non si può fare a meno, la condivisione tra persone e il reciproco riconoscimento. Senza tutto questo, non ci saremmo forse nemmeno evoluti.

Quel che è certo è che dobbiamo cominciare a cambiare prospettive e modo di vivere, e stavolta non è un proposito per il futuro, ma un imperativo imminente come lo sono adesso la stabilità politica e le dimissioni di Berlusconi.
La fine del mondo ci sarà, è già iniziata e, se non sarà, come spero, l'estinzione dell'umanità, corrisponderà alla fine del mondo come lo conosciamo noi: un posto tutto sommato sicuro e complesso in cui è possibile affogare con la nostra inedia e demandare la maggior parte di mansioni ad altri, pieno di certezze ma anche di isolamenti. Possiamo già prepararci a dire addio a questo tipo di mondo.
Così concludo e mi faccio l'ultima domanda, a cui non c'è ancora risposta:
tutto questo sarà davvero un male?

martedì 8 novembre 2011

Quelli che restano

Ci siamo vicini. Il Duce sta per andarsene, a meno che non decida per un colpo di stato. La faccia si sta scollando, i pezzi non tengono più, le cuciture si arricciano e nemmeno il re riesce a nascondere bene di essere nudo.

Un vecchio detto ricorda di stare attenti a quello che si desidera. Già, ho desiderato tanto che se ne andasse, dicendo che sarei uscita a festeggiare in giro nuda con una bottiglia di champagne (tra l'altro sono pure astemia), e la cosa succederà in una contingenza socio-economica che peggio di così non si può. C'è poco da festeggiare, dunque. Non c'è tanto da stare allegri, soprattutto pensando a quelli che restano e potrebbero sostituirlo. Nel caso di elezioni e di una vittoria della sinistra cosa resterebbe?

vediamo...Di Pietro è fuori concorso, quindi ci restano:
D'Alema? Sa così tanto di vecchio e sporcamente invischiato che non va nemmeno contemplato. Ecco una sua affermazione:
"La sinistra di per sé è un male. Soltanto l'esistenza della destra rende questo male sopportabile"



Bersani? Nonostante sia l'attuale leader del pd, non m'ispira la minima fiducia. Parla così tanto politichese che ogni tanto si ha l'impressione che voglia solo ascoltare la propria voce. E poi ci sono altre affermazioni di D'Alema, che dovrebbero far pensare:

"Bersani è un uomo di governo capace ed è sempre stato fuori dai conflitti personali all'interno del centrosinistra. Lui è di gran lunga la persona più adatta a guidarci in questa fase di ricostruzione del partito".

Ci sarebbe l'antagonista di Bersani, il "giovane" (solo per l'anagrafe) Renzi:



ma, nonostante io adori l'accento toscano, non posso negare la viscerale antipatia che costui mi suscita, oltre il fatto che quello che dice non mi convince e non mi piace granchè, essendo io molto più a sinistra dell'attuale cosiddetta sinistra. Ha studiato anche lui così bene il politichese che è più simile a Bersani di quanto non voglia sembrare.
Allora? Chi ci rimane? Il buon Vendola:per la verità è l'unico che predichi più o meno quello che penso.
Mi preoccupa solo una cosa:
le sue orecchie. Sono grandi, molto grandi. Così grandi che mi ricordano quelle di un certo tizio che ha fatto la disgrazia dell'Italia:

lunedì 7 novembre 2011

Buchi tra le nuvole


Prima o poi bisogna pur riprendere a vivere. Togliersi il pigiama, chiudere l'ombrello e, infilati un paio di stivali, uscire. Così si nota che sul fiume in piena ci sono anatre che fanno tuffi e planate, che la mareggiata è uno spettacolo elettrizzante e che chiudersi in casa con un'amica a bere tè e mangiare torta alle mele, scambiandosi qualche abbraccio e parlando per quattro ore senza accorgersi del passare del tempo, sono poesie con cui altrimenti non si avrebbe avuto a che fare.

Si guarda in su e ci si accorge che, in fondo, il cielo non è poi così nero nonostante i lampi e si intravede qualche apertura tra le nuvole, che lascia passare un po' di luce. Sopra le nuvole c'è sempre il sole: bastano un pizzico di fiducia e un po' di pazienza.

sabato 5 novembre 2011

Acqua


Prepararsi come alla guerra. Pensare a cosa portare, se ce ne sarà bisogno. Mettere la macchina più lontano possibile dall'argine. Sentirsi pervasi da un fremito, un misto tra paura e iperattività. Asciugare di continuo il muro umido. Passare la giornata in casa ma non riuscire a rilassarsi neanche con una partita di Scarabeo, nè indignarsi davanti al telegiornale. Bisogna tener viva l'attenzione, nel caso servisse un'azione repentina.
Avere paura del buio della sera, perchè le luci della strada sono fulminate e il fiume non si vede: si sente solo il suo boato, coperto ogni tanto solo dal rumore degli scrosci di pioggia sulla tettoia.
Per chi ha paura dell'acqua, la notte è un incubo.

mercoledì 2 novembre 2011

blog successivo

Mi piace scoprire bloggers interessanti sul web. Il modo più comodo è cliccare su "blog successivo", collegamento posto in cima alla pagina principale.

Ma perchè, mi chiedo, perchè i blog successivi al mio sono sempre di stampo cattolico/ecumenico??

Di piselli, fragole e castagne


Rieccomi a meditare sulla crisi. La questione è: devo prendermi i soldi che ho in banca e metterli sotto il materasso adesso, perchè poi sarà troppo tardi? Reinvestire il valore della casa in oro? Qui non c'è tanto da scherzare, e la nostra sorte continua ad essere in mano a ipocriti e fannulloni.

Nel frattempo, ho iniziato a fare l'orto. Finalmente, dopo due anni di lotte contro sterpi e spazzatura, ho seminato i piselli e iniziato a fare una staccionata con i vecchi tronchi trovati nel terreno. Dovrò cambiare il profilo del blog.
Il mio modo di reagire alla crisi è zappare, insomma, e meditare tra un seme e l'altro se emigrare o restare e produrre da me quello che mangerò nei prossimi cinque- dieci anni.
Ieri abbiamo fatto una passeggiata nel bosco e ho preso una ventina di piante di fragole, così abbiamo la frutta garantita per un mese in primavera. M. ha raccolto una cinquantina di castagne, di cui 10 circa non bacate o marce. Ottimo per un aperitivo frugale.

Non di soli piselli vive l'uomo, e neanche la donna. Ma magari tra quelli del raccolto ce ne sarà uno che, seminato in piena carestia, dia origine a una bella pianta come quella di Jack e il fagiolo magico, e si riesca ad emigrare in un batter d'occhio nel regno dei cieli.

martedì 1 novembre 2011

Gatta assassina


Ieri mattina ho osservato un piccolo miracolo sul terrazzo: un pettirosso che zampettava qua e là mangiando briciole. Forse sta per decidere di venire ad abitare nella casetta che ho piantato al muro, ho pensato. Sembrava proprio meditare su questo, prima di volare via.
Al pomeriggio sentiamo un miagolio strano: era la Pippi, che si è presentata da noi con in bocca il suo tributo del giorno...il nostro pettirosso, morto di crepacuore.

Ogni tanto la odio, la Pippi.