domenica 27 ottobre 2013

pomeriggio e uggio

Eccomi qui, stufa accesa e pioggerellina senza fine fuori, a pescare dal barattolo della pasta di sesamo con un cucchiaino, e a passare una giornata intera nell'ozio totale. Gli unici sforzi sono stati farmi l'hennè, preparare le lezioni e bollire un cavolfiore. Questa settimana è stata lunga e impegnativa e, anche se avrei preferito una bella giornata di sole e una passeggiata in compagnia, oggi ho deciso di recuperare le energie. M. ha tenuto un corso di flauto a Palermo per tutto il we e, dopo aver visto un'amica ieri e aver fatto, venerdì, delle improbabili pulizie autunnali, oggi sono in siesta, sola.
Non sola, per la verità, ma sole. E' femmina, nonostante fossimo tutti convinti del contrario. Dopo un iniziale sconcerto, ci siamo già buttati nel toto nomi.
M. ama i nomi di una volta e quelli presi dai fiori, a conferma dell'idea che l' uomo ha immancabilmente delle femmine: creature dolci, fragili, delicate. Non è così ovviamente, e io dovrei esserne la conferma, ma questo modo di vedere non credo lo abbandonerà mai, persino dopo avermi visto partorire.
Io, invece, sebbene all'inizio della mia lunga storia di maternità desiderata preferissi una bambina, piano piano ho immaginato che avrei avuto un maschio. Ora l'idea di una creaturina apparentemente più fragile mi spaventa un po'. So che dovrà fare più fatica di un maschio per un sacco di aspetti della vita e ho intenzione di darle, oltre all'amore, anche autonomia di pensiero e libertà di parola e azione. Vorrei che si percepisse non tanto come essere femminile(quello viene da sè), ma come persona, e che sapesse che davanti a lei c'è un mare di possibilità e di scelte, senza obblighi di genere.

Intanto, l'autunno ha già varcato le porte dell'anno; manca solo il freddo, ma senz'altro non tarderà ad arrivare. Mi chiedo già se sarò in grado di passare la mia maternità invernale con energia, coraggio e spirito d'iniziativa, senza farmi prendere dall'inedia. Se riuscirò a mettere in pratica i miei propositi: cucire un paio di fasce, lenzuola e vestiti, un paio di pupazzi; scrivere un racconto al giorno, uscire spesso a fare passeggiate sul mare e nel bosco, pioggia e neve permettendo. Cercare di non abbandonare l'orto, almeno fino alle prossime semine.
Vedremo. Quando le domande sono troppe, la cosa migliore da fare è semplicemente vivere il presente con ottimismo. E un pizzico di energia.

domenica 6 ottobre 2013

ridere

Quando sei piccolo impari a ridere e poi ridi, ridi il più possibile, finchè qualche adulto non ti comincia a dire che ridi troppo. La mia maestra ce lo ripeteva sempre: il riso abbonda sulle labbra degli stolti.
Eppure è così bella la risata dei bambini: cristallo in gocce allo stato più puro. 
Noi adulti, grazie ad altri adulti un tempo, ci siamo irrigiditi, ingrugniti, innervositi. Ridiamo poco.
E il riso comincia dal sorriso, una predisposizione alla felicità che nasce da dentro, prima ancora di venire fuori come espressione.
Quando, a scuola, parlo con le colleghe, magari a ricreazione, e rido con loro, di solito con la coda dell'occhio mi accorgo che c'è qualche bambino che mi guarda con espressione estatica. E' come se, sollevati, pensassero :"allora sono umane, le maestre!" Per non parlare di quando rido con loro e, in un momento di nonsense, succede qualcosa che fa scappare a tutti una fragorosa risata.
Ridere con gli altri è il modo di ridere che preferisco. Si crea un'energia fortissima che unisce all'istante. Ridere insieme unisce molto meglio che piangere insieme.
Basta cedere le resistenze e rilassarsi.

Il marito perfetto

Il marito perfetto? Io non ce l'ho.
Quello alla svedese, per intenderci, ma anche un po' alla canadese, all'italiana moderna, alla anni duemila e rotti. 
Quello che lavora fuori ma part-time, mai distratto, che rifà i letti, cambia i pannolini, gioca coi bambini, prepara da mangiare, butta la spazzatura e ha voglia di chiacchierare, la sera. Che "vede" il lavoro, quando c'è, e si mette in moto all'istante. Un multitasking contemporaneo.
Come dicevo, non ce l'ho. Il mio lava i piatti a giorni alterni e il fine settimana cucina. Quando la casa sta per esplodere mette un po' a posto; ultimamente, visto l'incintamento, taglia l'erba, mi aiuta a portare la spesa e magari ritira la roba o stende, ma il suo lavoro domestico finisce qui. 
Ok. Lo so. Lavora 40 ore a settimana e io invece meno di trenta, ma se ci metto le due ore di viaggio per andare a scuola, il tempo per correggere e preparare le lezioni a quaranta ci arriviamo quasi, dai.
Mio marito non fa solo questo, comunque. Lascia le luci accese quando esce, il freezer o il frigo aperti, la spazzatura col coperchio spalancato, i calzini sporchi in giro, i peli della barba nel lavandino; spesso non tira la catena (e non perchè è ecologista) e, se lo lascio tre giorni a casa da solo, è capace di far venire la muffa rapida sui muri perchè non apre nemmeno una volta finestre o persiane. Qualche volta, presa dallo sconforto, gli chiedo come faremo, una volta che qui dentro ci sarà un bambino in carne e ossa e io non sarò più così efficiente e lui mi risponde che farà quello che ci sarà da fare.
Appare quasi convincente, in questi momenti.
L'altro ieri sono tornata a casa dal lavoro dopo aver passato una notte fuorni casa e lui mi annuncia con un messaggio che mi voleva far trovare un regalino. Faccio il giro della casa cercando questo regalino e trovo qualche asciugamano piegato in camera da letto (metà del bucato che aspettava di essere sistemato), la spazzatura chiusa, con tanto di codice a barre sul sacchetto, ma dimenticata nel secchio(e facendo il compost noi la possiamo buttare solo una mattina a settimana...) e il letto fatto, ma un po' storto.
La notte, dormendo nel letto rifatto da lui, mi sono accorta che non c'erano coperte nè dai piedi nè dal mio lato, e sono rimasta scoperta tutto il tempo.
Sono puntigliosa? Ho la mania del faccio-bene-solo-io? La sindrome del controllo? Può darsi, ma resta il fatto che lui aiuta poco in casa, e si crede di fare molto.
In effetti ci sono altre cose che fa e che non ho annoverato nell'elenco iniziale. 
Mi bacia tanto. Mi abbraccia sempre. Mi prende in braccio. Raramente dice di no quando gli chiedo qualcosa. Mi guarda ancora come i primi tempi. Mi sostiene (fatta eccezione per idee un po' troppo...ehm...radicali). Mi fa sentire libera, apprezzata e amata. Spesso mi tiene la mano quando dorme e mi sussurra parole d'amore nel sonno.
Con queste premesse, se la coperta è storta e mi scopro la notte perchè ha fatto male il letto che importanza ha?
Anche perchè, alla fine, mi sa che il marito perfetto non esiste.