sabato 18 gennaio 2014

Di pioggia e Scarabeo

Questa pioggia mi snerva. L'avrò già detto o scritto un milione di volte, ma la mia percezione delle condizioni atmosferiche non è più quella di una volta. Da bambina andavo pazza per le precipitazioni di ogni genere: pioggia, neve, grandine, tutto andava bene. Intanto c'era sempre un posto in cui sarei stata(o, almeno, mi sarei sentita) al sicuro.
Diventando grande è aumentata l'ansia. Vivendo in campagna, in una casa vecchia e che trasuda acqua da tutti i pori per giunta, abbiamo avuto e ancora abbiamo inconvenienti di ogni genere quando "precipita" qualcosa dal cielo: orto allagato, terrazzo che cola, cantina umida, muffa sui muri, una marea di condensa nella veranda. Essendo più o meno indipendenti, poi, non abbiamo un portone, un pianerottolo in cui sgocciolarci e ripulirci: si entra diretti in casa, e ci tocca asciugare e pulire.
In questi giorni, oltre alla pioggia ininterrotta (a parte una giornata spettacolare che mi ha fatto sperare che la primavera prima o poi arriverà) io e M. abbiamo avuto, "grazie" alla sua varicella, probabilmente gli ultimi giorni da soli, in tete à tete prima della nascita della bambina. Niente di speciale, in effetti: lui doveva stare riguardato per il timore delle complicazioni e il tempo non permetteva di mettere nemmeno il naso fuori, ma ce la siamo goduta. Pranzare a casa insieme, vedere un film fino in fondo senza addormentarsi, fare qualcosa di diverso, come una partita a Scarabeo o il pane sono stati lussi che in nessun altro caso avremmo potuto permetterci e probabilmente non si ripeteranno per chissà quanto tempo. In più ha ricominciato di nuovo ad occuparsi di me, a darmi una mano in casa e a cucinare, e io ne avevo proprio tanto bisogno.
Non so se siamo preparati a diventare genitori: la cosa ci lascia straniti e ci fa anche un po' paura, è come buttarsi nel vuoto senza prevedere esattamente cosa ci aspetterà e come reagiremo noi, ma confido nel fatto che non essere più dei ragazzini e aver avuto modo di lavorare molto su noi stessi come figli e come ipotetici genitori quando cercavamo di adottare un bambino possa dare qualche frutto in questa esperienza.
Nei prossimi giorni, per prepararci all'arrivo di Agata, ci toccherà spostare armadi, ridipingere muri, comprare un letto nuovo per noi e vivere un po' all'aria, come in mezzo ad un trasloco; intanto cerchiamo di goderci questi ultimi giorni di quiete, in cui gli unici rumori dentro casa sono il crepitìo della legna nella stufa, il flauto di M. e la pioggia sul tetto della veranda. Vista in quest'ottica, anche la pioggia incessante sembra meno inquietante.

domenica 5 gennaio 2014

Inconvenienti

Eccoci qua, io e mio marito, a casa in un pomeriggio d'inverno in cui, finalmente, il meteo ha iniziato a dare un po' di tregua. La stufa è accesa, la coperta sulle ginocchia, il gatto fa le fusa sul divano, io sono a casa dal lavoro per maternità e M. per il ponte.
Sembrerebbe tutto perfetto se non fosse per un piccolo dettaglio: M. ha preso la varicella.
Dove, non si sa, ma la mia diagnosi ha preceduto quella della guardia medica, che all'inizio non ci voleva credere e non è venuta a visitarlo, ma poi si è fatta vedere e l'ha confermata.
Da tre giorni ha febbre altissima che non scende per più di mezz'ora e da ieri sera la sua faccia e il resto del corpo sono mostruosamente ricoperti da pustole rosse e purulente. Passiamo le notti quasi in bianco, lui per il malessere, la febbre, i brividi e io per le pezze bagnate, i suoi lamenti, il termometro, la tachipirina da prendere. Per non parlare della pancia, che comincia a pesare e tira come se tutti i muscoli fossero annodati e sempre in tensione. 
Insomma, lui sta male e gli salteranno un sacco di programmi per quindici giorni, prove del disco comprese, e io...beh, non posso nemmeno godere della sua presenza a casa. Niente baci, abbracci, uscite e nessuno che mi dia una mano in casa, proprio adesso che ne avrei più bisogno. Mi tocca di nuovo portare la spesa, caricare la legna per la stufa, lavare per terra e così via. C'è di peggio eh, ma potevamo farne a meno.
Intanto cerco di riorganizzare la mia nuova vita senza scuola: tra i prossimi corsi in piscina e al consultorio, lo spostamento di alcuni mobili, i tentativi di cucire un paio di fasce e bavaglini e l'acquisto di cose utili ad Agata approfittando dei saldi non sembra che avrò molto tempo per annoiarmi.
Ah, dimenticavo: forse alla fine di tutto avrò un marito nuovo, più magro e deturpato, e io mi sarò iscritta alla facoltà di medicina.