martedì 1 aprile 2014

Un tavolo nuovo

Dopo un paio di mesi di attesa, finalmente è arrivato il tavolo nuovo che abbiamo fatto fare da una ragazza-falegname. Ne avevamo bisogno. Quello vecchio aveva le gambe instabili, tutte graffiate dal gatto, era appiccicoso per un lavoro di restauro mal riuscito ed era davvero troppo piccolo.
L'avevamo comprato diversi anni fa, quando siamo andati a vivere insieme per la prima volta, in un mercatino dell'usato per meno di 60 euro, forse 40. Da allora tutte le nostre cene, giochi, chiacchiere, anche qualche litigio si sono svolti intorno ad esso. Ci abbiamo corso intorno, preso cioccolate calde, fatto colazione, mangiato risotti, sgranato piselli, giocato col gatto; io ci ho cucito a macchina, M. ci ha suonato accanto, la Pippi ci ha fatto lunghe dormite attaccandoci i suoi peli. Tutte le cose e le decisioni importanti della nostra vita sono avvenute non distanti dal nostro vecchio tavolo, che forse ha assorbito in quel legno poroso l'essenza delle nostre vite.
Ora è di sotto, in cantina; non l'abbiamo mandato del tutto in pensione e non ce ne disferemmo mai. Forse ospiterà qualche tè del pomeriggio dopo un weekend di lavori nell'orto, o qualche colazione di ospiti inattesi e segregati al piano di sotto per la notte.
Al suo posto impera, in cucina, un nuovo tavolo fatto di assi lunghe e diverse. Anche questo ha già una sua storia, perchè fatto di legno di recupero. Le gambe sono di ferro, così non potranno più essere scambiate dal gatto per una lima per unghie, e la finitura è più leggera, non appiccicosa. Ci stanno le tovagliette -finalmente!- e volendo ci si sta in otto a mangiare. Come ogni fascinoso estraneo, lo guardiamo a giorni alterni con interesse e diffidenza: a mangiarci in due ci sentiamo lontani, ha un odore non familiare e il ferro delle gambe, dentro cavo, risuona con le note acute del flauto.
Ormai, però, fa parte della nostra casa e piano piano farà parte di noi. Sopra o intorno, immagino pranzi con amici che non abbiamo mai potuto fare per problemi di spazio, nuovi post scritti sul mio blog, piccole scamiciate cucite a macchina, concerti improvvisati con i musicisti del gruppo e, soprattutto, qui a capotavola, un esserino saldamente agganciato con una seggiola che allunga le manine e tocca, assaggia, lancia il cibo che trova sulla tavola.
Nuovo tavolo, una storia che continua.