Cari insegnanti di Agata,
vi ho affidato mia figlia nel settembre 2020 sapendo che eravate bravi insegnanti, sia dal punto di vista umano che didattico.
L'ho fatto nonostante, a settembre, avessi saputo che sarebbero state necessarie le mascherine a scuola e mia figlia non sarebbe stata contenta; l`ho fatto anche con un po´ di apprensione, immaginando che la scuola come gliela avevo sempre descritta e per cui lei aveva ereditato una grande aspettativa non sarebbe stata lì ad accoglierla.
Agata è uscita a pezzettini dal lockdown: arrabbiata, preoccupata, isolata, depressa. La notte piangeva chiedendomi quando sarebbe finita e io non sapevo cosa risponderle. Pensavo che non ero in grado nemmeno di rassicurarla e non sarebbe bastato dirle di vivere alla giornata o riempirgliela con attività ludiche e ritmi scanditi da un cartellone fatto in casa.
Dopo un paio di mesi di tic e strani comportamenti, con l´aiuto di una psicoterapeuta ne è uscita, ma la rabbia e il disgusto nei confronti di quello che ha subito le sono rimasti.
Avevo lavorato un anno con voi, maestri, e, difetti caratteriali a parte (chi non ne ha, in fondo?), come una certa tendenza all´ansia, ho visto che eravate dei buoni candidati per fare da guide per lei per i successivi cinque anni.
Lei, con i suoi pregi e i suoi difetti.
Lei, intelligente, sensibile, refrattaria ai cambiamenti, grande lettrice, giocatrice di lego e di bambole, contestatrice, vegana convinta e mangiatrice di gelati fondente e fragola.
Inaspettatamente, tutto è iniziato meravigliosamente. Guarda cosa ho fatto, mamma, voglio vedere i miei amici, che bella la scuola, quando arriva lunedì?
Poi il maestro ha cominciato a chiamarmi e a dirmi che non sapeva come fare, perchè mia figlia non voleva proprio mettere la mascherina, e si avvicinava (orrore!) agli altri e alla sua migliore amica, che non sente ed è senza.
Abbiamo dovuto farle dei discorsi, che la scuola è così e le regole sono quelle, e lei ci chiedeva perchè, allora, ai giardini si poteva non usare.
Abbiamo dovuto reggere il gioco a una ingiustizia.
Il fine settimana è diventato il momento atteso per cinque giorni.
Da quel giorno, periodicamente esce da scuola e sfoga il suo disappunto e la sua frustrazione. Piange in silenzio. Una volta è stata messa in castigo perchè non teneva su la mascherina.
E io, come nella primavera 2020, mi sento impotente.
Che cosa dovrei dirle, che finirà presto?
Lo sappiamo che prima o poi tutto passa, ma quando?
Non ho una data, e non ho neanche la garanzia che non succederà mai più.
Vorrei portarla sulla luna, e dirle: guarda, amore, qui non ci sono nè gel, nè distanziamento, nè mascherine.
Ma sulla luna, come in un altro paese estero dove le regole sono diverse, o in una scuola parentale, non ci sarebbero le cose che lei ama di più, e soprattutto le persone.
Non ci sarebbero i suoi compagni, ma anche voi, cari maestri.
Di fronte alla scelta, che mai le imporremo, tra una scuola nuova con contatto e calore umano e una con gel e mascherine ma con i suoi legami di un anno e mezzo lei sceglierebbe comunque la seconda opzione, e soffrirebbe comunque.
Perchè Agata è così.
Oggi scarico la pagella di seconda, primo quadrimestre (non più ritiro, perchè non esiste più, dopo il covid, il rito del confronto con gli insegnanti del ritiro della pagella) e vedo quanti avanzati ci sono. Tantissimi.
Convinta che il giudizio sia comunque più importante e descrittivo rispetto ai livelli(fino a un mese fa ero un insegnante anche io, lo sono stata per ventun anni), scorro rapidamente in fondo.
Leggo: "Il comportamento è corretto. Agata è responsabile, ma talvolta non rispetta alcune delle norme che disciplinano la vita della scuola"
Tutto qua. il comportamento di Agata ridotto al suo atteggiamento nei confronti delle mascherine e del distanziamento, che chiaramente si rifiuta di rispettare.
Ora vi chiedo, cari maestri: vi siete chiesti cosa sarebbe stata mia figlia in quel trafiletto senza le regole del covid, regole che nessuno al mondo avrebbe normalmente accettato in una situazione di logica normalità?
Vi siete mai chiesti cosa sarebbe stata la scuola senza il covid per mia figlia e per gli altri bambini?
Con quale entusiasmo sarebbero arrivati in classe? Quali abbracci vi sareste presi da loro? Quali carezze avrebbero preso loro da voi, senza queste assurde regole?
Quanti gesti di genuina spontaneità, come prestarsi i colori, passarsi la palla, festeggiare abbracciandosi e altro ancora?
Tu, maestro, non fai nemmeno cantare tanti auguri ai compleanni. E tu, maestra, ti scansi quando Agata cerca di abbracciarti.
Cammino per le strade e vedo gente con la mascherina ancora adesso, che hanno detto che si può togliere. Gente nel nulla, o sola in macchina.
Se questo è stato fatto agli adulti, vi immaginate cosa può essere stato fatto a un bambino?
Non credo che leggerò quella parte della pagella ad Agata, ma sappiate una cosa: preferisco che mia figlia abbia un giudizio che non avrebbe mai dovuto prendere sulla pagella che avere un bambino che si è adattato tanto alle regole da non poter fare a meno della mascherina o di disinfettarsi le mani anche quando non è prescritto.
Hanno fatto un danno enorme a questi bambini, e voi siete stati complici, per non avere mai dissentito, e come non avete dissentito ora neanche quando vi hanno detto di controllare un qr code per far accedere un alunno a scuola.
Lei, Agata, vi ama comunque. Ma non sa come avrebbe dovuto essere.
Io non vi perdono, maestri.