sabato 22 marzo 2014

Agli sgoccioli

Cara Agata,
Ti ho aspettato tanto. Ti ho aspettato per otto anni e, quando ho saputo della tua esistenza, sono stata felice, ma combattuta e per un po' anche ostile, perchè credevo che saresti stata diversa. Che saresti arrivata da un'altra mamma, da un altro paese, che saresti stata di un altro colore, diversa da noi in tutti i sensi. Credevo che il tuo arrivo avesse spazzato via l'arrivo di un altro bambino, ma ora so che non è stato così. Attraverso strade strane e tortuose, ci sei sempre stata solo tu lì, nel limbo dei bambini, ad aspettare noi.
La tua attesa nella pancia è stata brevissima, ma intensa. All'inizio ho cercato di far finta di niente, di essere sempre io, per paura di perdere la mia identità, e ho continuato a strafare, dotata miracolosamente di energie mai avute. Poi ho ceduto, abbandonandomi al mio stato, e rimpiangendo di non averlo fatto prima, perchè "covare" non stravolgeva per niente il mio senso dell'esistenza. Il tempo è volato e forse mi ha dato un assaggio di quello che è il tempo coi figli: già da quando cominci ad aspettarli ti sfugge, corre, scivola in un batter d'occhio.
 Qualche volta riesci a fermarlo, però. Ci sono momenti di piena consapevolezza e miracolosa calma in cui contempli il momento che sta per finire ma che è ancora lì, tremolante e presente, e riesci a viverlo a pieno. Come i lunghi minuti in cui io e tuo papà, negli ultimi mesi, ce ne siamo stati a lungo nel letto abbracciati, a fare supposizioni su quello che sarebbe stato o semplicemente così, in silenzio, a goderci gli ultimi momenti di solitudine.
Abbiamo imparato a congedarci con l'esistenza esclusiva in coppia, che è durata così tanto per noi, e ci siamo preparati - ma quando si è mai veramente pronti? - ad accogliere nel pieno centro del nostro nucleo un'altra vita. A non essere mai più solo noi due, ma noi tre.
Queste ultime settimane sono particolarmente strane. Io, che non ho pianto mai nemmeno per gli ormoni e sono sempre stata piena di ironia e sarcasmo sulle cose della vita, mi commuovo continuamente. Tuo papà dice di essere elettrizzato, ma entrambi abbiamo un misto di paura, esaltazione, ansia, felicità. Tutti questi elementi daranno per magia un aspetto romantico alla tua nascita, che di per sè è un atto violento, sporco, crudo.
Siamo pronti, più o meno.
Pronti a farci stravolgere la vita, a girare pagina.
Adesso, per favore, però, togli quel piedino dal mio fegato e soprattutto ESCI DA QUESTO CORPO!!!!!!
La tua mamma :-)