giovedì 2 settembre 2021

Tempi bui

 


In questi tempi bui è difficile stare al mondo. Per una come me lo è tanto. Ogni passo uno spigolo, e manca la pace, manca il riposo. Quel momento di serena innocenza, in cui guardi al futuro con idee e progetti. In cui respiri libero. in cui le anime vibrano in armonia con le altre.

Ecco, di questi tempi la voglia di rintanarmi è forte. Di scappare, anche. Trovare un posto, un ambiente, in cui ci sia libertà, empatia, rispetto, amore. Un posto in cui stare con gli altri non implichi un confronto spesso doloroso. Una zona di comfort, insomma, almeno nella fantasia, ma fatico a trovarla.

Ogni tanto cado nel pensiero cupo del mondo e di quello che il futuro riserverà ad Agata. Mi dico, ci abbiamo messo così tanto tempo a farla e ora che mondo le restituiamo? A cosa dovrà assistere ancora? Cosa la aspetta?

Ma poi penso anche che la sua luce, forse, tenderà naturalmente a cercarne altre, e si uniranno tra loro, fino a inondare tutto, e mi acquieto un po'.

Per ora resto. Non scappo, non ne sono in grado. Credo che non sia il momento per me di uscire dalla corrente, perchè il mio fiume è proprio quello in cui nuoto. Cercherò di fare del mio meglio per dare il mio contributo in modo autentico.

Spero di non affogare.

Un saluto


Il 21 marzo, alla fine dell'inverno di quest'anno, la Pippi ci ha lasciati. Aveva quindici anni, abbiamo scoperto dai nostri vicini che l'hanno vista nascere, e noi credevamo ne avesse tredici.

Un tumore alla vescica. problemi di tiroide. Insufficienza renale, chissà.

Io ho iniziato a piangerla già almeno un mese prima, quando l'ho saputo. Non posso però dire che sia stato uno shock improvviso. Avevo cominciato a guardarla, in questi ultimi anni, e a pensare che non sarebbe stata con noi per sempre, così me la godevo. 

Non è stato così per Agata. Lei con la Pippi ha sempre avuto un rapporto da sorella gelosa e ha sempre negato la malattia e l'arrivo della morte e il suo addio le ha provocato rabbia e negazione. Ha iniziato solo un mese fa ad elaborare il lutto. Di lei ha voluto conservare un gioco che aveva voluto comprarle, e che è ancora lì, sul davanzale della finestra del salotto, il posto preferito della Pippi, dove stava soprattutto quando eravamo fuori, come se da lì potesse osservare il momento del nostro arrivo.

Ci sarebbero tante cose da dire e da raccontare, ma correrei il rischio non voluto di perdermi in dettagli troppo poco importanti. Così finalmente mi decido a fare quello che non sono riuscita a fare, il suo elogio funebre. Lo meritava, e noi siamo tenuti a ricordarla. Glielo dobbiamo.


Cara Pippi, ti ho voluto bene. Ti abbiamo amato tantissimo. Io dicevo che eri la reincarnazione di mio nonno, M. non ha mai amato un animale come ha amato te e Agata, beh, l'abbiamo già detto.

Sei arrivata nelle nostre vite piano piano, e ci hai scelto, mi hai scelto, in uno dei momenti più delicati della mia vita. Io non ti volevo, non volevo responsabilità, nè affezionarmi. Ho cercato di mandarti via, te ne ho fatte di tutti i colori per evitare di legarmi a te, ma niente. Tu sei rimasta. Ti sei fatta carico dei nostri momenti difficili, delle nostre malattie. Sei stata onnipresente nella nostra esistenza e nella mia gravidanza, e hai sofferto fino a quasi allontanarti quando è nata Agata, ma hai imparato a volerle bene e a fartene volere. Ricordo tante cose di te. odori, suoni, sensazioni tattili che spero non mi abbandonino mai.

Ogni volta che mi trovavi seduta mi salivi in braccio, non importa cosa stessi facendo, e ti accoccolavi. Sbavavi sui maglioni, mentre "puppavi", e poi puzzava tutto.

Avevi una zona un po' spelacchiata davanti alle orecchie, dove i peli crescevano pochi e ispidi. Ogni tanto ti toglievo il cerume dalle orecchie, ne avevi una con e una senza. Anche il muso era diviso a metà: sotto un occhio avevi il contorno nero, come ti fossi truccata.

Ricordo ancora. 

Il tuo naso rosa e secco. L'odore dei tuoi polpastrelli che mi piaceva così tanto. Il tuo miagolio sgraziato. Il rumore dei tuoi passi nei galoppi notturni in corridoio.

Detestavi restare sola. La notte, qualche volta, piangevi in cucina come in preda al panico, e solo quando ti sentivi chiamare ti calmavi e arrivavi nel letto.

Ti piaceva infilarti sotto le coperte a tradimento, fare gli agguati sul letto, dormire sulle nostre pance, salire sul tavolo e sul frigorifero.

Sapevi parlare, e non ci credeva nessuno.

A volte per sentirti più parte della famiglia mangiavi con noi. Hai mangiato il minestrone e anche le mandorle tostate.

Avevi un alito terribile.

Ti piaceva più la compagnia degli umani che degli altri gatti e forse è stato il motivo che ti ha spinto a lasciare la tua prima casa e a venire a stare da noi.

Ogni volta che uscivo di casa e andavo nell'orto mi seguivi come un cagnolino e galoppavi letteralmente. Eri felice.

Hai ucciso, per noi, un pettirosso, un ratto e tramortito un serpente.

Quando stavi per andartene ti sei allontanata piano piano, per non disturbare, a poi ci hai salutato tutti. Lo hai fatto davvero.

Nelle ultime sere passate insieme venivi in braccio mentre leggevo la storia ad agata e lei, così gelosa del suo momento, ti faceva stare. Sei andata persino a salutare i tuoi ex padroni. Sei salita in braccio a tutti noi, per congedarti nel modo migliore.

 Ti abbiamo amato tanto, e ci manchi continuamente. So che la mancanza diminuirà, e che si trasformerà in ricordo amaro, e poi in ricordo piacevole. Ma nei nostri cuori non sei mai morta, perchè hai fatto parte (e ne fai ancora) della nostra famiglia.

Spero di rincontrarti, un giorno.

Grazie.