lunedì 8 novembre 2010

La routine


Ultimamente mi piace l'idea di scappare, andare a fare un viaggio senza troppe comodità, proprio come ho fatto in anni di inter rail. Nonostante la sveglia alle 5 e mezza del mattino e l'età non più da adolescente, non mi sento una persona stressata o stanca e ho ancora diritto ad uno svago spartano.
Magari è la crisi anticipata di mezza età, o il libro che sto leggendo, ma ho voglia di emigrare. Non so se tornerei, però, una volta partita.

Al di là di queste voglie in cui nessuno mi seguirà comincio a godere adesso dei piccoli piaceri di quella che normalmente viene chiamata routine, ma che per me non è ancora del tutto cominciata. Stare in cucina a giocare a scarabeo con la stufa accesa, invitare amici a pranzo, andar per boschi a raccogliere reperti vegetali improbabili o visitare, nei fine settimana, uno dei soliti incantevoli paesi di pietra dell'entroterra ligure, ecco che cos'è per me la routine, il bello dell'autunno. E poi ci sono le sere con M. sul divano arancione, con la coperta addosso e i piedi in faccia; mangiare a tavola una cena preparata con calma, svegliarsi il sabato mattina e stare un bel po' nel letto, fare una colazione luculliana con il sole tiepido che illumina la cucina. Dopo un'estate di concerti, la routine è quello che desidero di più al mondo.
Più di una gita on the road. Per quella, aspetterò i cinquanta.

martedì 2 novembre 2010

Memorie dal terrazzo

Oggi, tornando a casa, ho saputo che è morta la vecchietta che aveva il terrazzo di fianco al mio. In primavera, quando avevo il gesso alla gamba, e poi quest'estate, facevamo due chiacchiere al mattino, ma mi sentiva tutto il paese perchè lei era un po' sorda e bisognava gridare per farsi sentire. A volte bastava chiedersi come va, sentir parlare dei suoi acciacchi, due considerazioni sul tempo, e tanti saluti.
L'avevo conosciuta, sempre dal terrazzo, poco prima di iniziare i lavori in casa. Lei mi aveva fatto il solito sorriso e mi aveva detto che era contenta che qualcuno fosse arrivato a stare lì, così potevo tirarla su se cadeva, visto che viveva sola.
Non era mai caduta per fortuna e non ero mai andata a tirarla su, ma mi aveva invitato a casa sua, una sera di luglio, e mi aveva raccontato qualcosa di sè, mostrato la foto del marito e regalato della frutta. Voleva offrirmi un caffè, ma quel giorno avevo un appuntamento per cena e non potevo fermarmi. Non mi sembrava carino dirle che non bevo caffè.
Mi sarebbe piaciuto andarla a trovare qualche altra volta e far finta di bere un caffè con lei. Quando conosci una persona da vecchia non importa che vita abbia fatto o quali errori o scelte sbagliate, le dai una nuova possibilità per essere ascoltata e giudicata, crei un legame del tutto particolare, e a me sarebbe piaciuto bearmi dei suoi racconti di gioventù nei pomeriggi d'inverno.
Qualche giorno fa, dopo molti di assenza, eccola di nuovo sul terrazzo a prendersi i tiepidi raggi di sole del mattino. Ho avuto l'influenza, mi ha detto, e sorridendo mi ha salutato l'ultima volta per poi rientrare in casa.
E' morta nel sonno nella notte tra sabato e domenica, mi hanno detto. Non se n'è nemmeno accorta. Davanti alla porta, oggi, tanti parenti vestiti di scuro.
Non sono sicura di ricordare il suo nome, ma nelle mattine di sole continuerò a guardare, come per riflesso, verso il suo terrazzo.