venerdì 22 luglio 2011

Cose di (fine) luglio


Nuvole grigie e temporali.
Finestre chiuse.
Un fiore di gelsomino in testa.
Persiane dipinte di fresco.
Sette lumache sul terrazzo.
Piante di amaranto in giardino.
Ospiti per la notte.

sabato 16 luglio 2011

Il pendalocco e altre disgrazie

Quando l'ho conosciuto, M. aveva 24 anni. Io ne avevo 30 e vestivo all'incirca come adesso, un incrocio tra il casual-etnico, assolutamente no-logo. Lui era sullo sportivo ma non elegante: al nostro primo appuntamento aveva un giubbotto azzurro e una maglietta verde comprata in canada con un pollo disegnato sopra. Jeans, polacchine di camoscio, una gran quantità di magliette e scarpe strambe riempivano i suoi armadi e per me lui era quello e sarebbe rimasto così, per quel che immaginavo.
Quello che l'ha sempre contraddistinto, però, è stata la sua mania per i cambiamenti; le classiche "scimmie" che ti prendono e poi ti lasciano per altre altrettanto prorompenti. Succede a tutti, ma a lui succede di più, con più violenza e velocità. Ammiro la sua capacità di cambiare e adattarsi ai cambiamenti con grande facilità, ma certo è una facoltà che destabilizza chi gli sta intorno.
Avrei dovuto cominciare a preoccuparmi seriamente quando, quest'inverno, lo vedevo leggere con intensa passione un blog di uno squinternato che metteva foto di vecchi vestiti eleganti degli anni cinquanta, ma non ci ho dato il peso che la questione meritava.
Così, tra le varie fissazioni più o meno transitorie che ho dovuto sopportare e a cui ho dovuto, mio malgrado, adattarmi(volvo vecchie, caffettiere e caffè napoletani, camicie a quadri, musica afro occhiali spessi da nerd), ecco che arriva la fase Philippe Daverio. Chi è? Eccolo:
E' quel signore che fa programmi in cui riscopre o mostra bellezze architettoniche e artistiche d'Italia o d'Europa parlando con una marcata "r" moscia e camminando con fare circospetto per i luoghi che esplora. Come vesta, lo si intuisce: panciotto, papillon e giacche, con mocassini vecchio stile e, a mio personalissimo avviso, orripilanti.

Bene (si fa per dire), Daverio è diventato l'archetipo d'immagine di M., il suo ispiratore nel look, e da un po' di tempo a questa parte non fa che comprarsi cravatte fatte all'uncinetto, pantaloni eleganti, camicie a tutt'andare e persino un paio di mocassini. Gli ci manca il papillon e un gilet e siamo a posto.
Ora, io detesto i mocassini; li odio in tutti i loro aspetti, sia da uomo che da donna. L'unico momento in cui li ho avuti è stata una fase molto confusa e lontana della mia vita e li ho messi solo per andare a un matrimonio di ricconi (che non ho mai più visto, tra l'altro).

Qualche settimana fa ho sorpreso M. a guardare su internet la foto di un paio di mocassini ancora più tremendi, con un pendalocco. Con un pendalocco!! Povera me.
L'ho subito convinto che non aveva affatto bisogno di un paio di scarpe come quelle, l'ho minacciato di cambiare la serratura di casa se si fosse presentato con un paio di quelli e infine gli ho spento il pc.
Ma lo conosco abbastanza da sapere che quando vuole una cosa se la prende e così... questa mattina mi ha sfilato nudo, davanti al letto, con i suoi orrendi pendalocchi.

A questo punto, mi tocca tenermelo così. Bella coppia, la nostra: io con sandali, collane e pantaloni all'indiana e lui in mocassini col pendalocco e camicia ex-elegante.
Comunque, ieri gli ho detto che anche io mi sono trovata un archetipo di eleganza: rita Levi Montalcini.
Da domani, via ai capelli cotonati, alle camicie accollate con cameo e maniche con lo sbuffo. Finalmente sarò una moglie degna anche nell'aspetto.
Ah, che bella la moda dei primi del Novecento!

giovedì 14 luglio 2011

Ipocrisie


Cos'è il Parlamento?
Il Parlamento è un teatrino popolato da individui che fanno i propri interessi o, perlomento, evitano che si prendano decisioni che vanno contro i propri interessi.
E dire che a lezione di convivenza civile ho sempre detto che ci vanno i rappresentanti dei cittadini.

martedì 5 luglio 2011

effetti collaterali


Volente o nolente, da quando mi sono sposata le persone della famiglia acquisita, nonostante le conosca da più di sette anni, hanno assunto nuovi nomi.
Per esempio, ho una cognata e un cognato, e fin qui va bene. Delle nipoti, e va benissimo.

Ho un marito, e non ci ho ancora fatto l'abitudine; a parte il fatto che ciò mi toglie dall'impiccio di dire "compagno" a chi non capisce l'età moderna, mi sembra di essere tornata a quando da bambina giocavo alle signore con la mia migliore amica, barcollanti e con indosso i vestiti di mia madre. Non parliamo di quando mi sento chiamare signora.

Poi, come da tradizione, ho acquistato una suocera, S.
Stasera mia suocera è passata da casa nostra con mio suocero per darmi dei documenti per l'adozione. M. era fuori a suonare.
Come da copione, entra in casa con una mezza smorfia. E pensare che quando ha telefonato per dire che stava arrivando ho fatto magie per mettere in ordine e fare pulizia. Quando le chiedo, per sdrammatizzare: -ti piace l'odore di marocco che c'è in ingresso?- Mi risponde che c'è puzza di sporco. Poi si guarda intorno con aria schifata e comincia a dire che il mangiare del gatto non dovrebbe stare in cucina, e che loro la sabbietta la tengono nel sottoscala. Il tutto è condito da una sua certa rigidità (e lo capisco che vorrebbe dire altro, lei continua a chiedersi come sia possibile che ci piaccia vivere in modo così diverso, così scomodo e disordinato) e
da un mio senso di disagio. Poi, quando mio suocero mi dà qualche consiglio su come potare la melanzana, lei osserva: -certo, dirai che siamo venuti qua a rompere le scatole.- Io le rispondo di non preoccuparsi, che anche i miei fanno così, ma in realtà è vero a metà: lo fa solo mia madre, e io e lei abbiamo un rapporto di iroso vaffanculismo reciproco.
Mia suocera non ha peli sulla lingua, neanche uno. M. è come lei, niente li trattiene dal dire qualche viperata che passa loro in mente.
Molti lati buoni, però, ce li ha: non si impiccia mai, lascia gli spazi dovuti a figlio e nuora, mi vuole bene, è di mentalità aperta e, soprattutto, viene malvolentieri a casa nostra.



sabato 2 luglio 2011

Cose di luglio


Cicale.
Manovre economiche.
Granite fatte in casa.
Lavori in cantiere.
Una melanzana sul terrazzo.
Mosche moleste.
Tè alla menta.
Lunghe dormite sul divano arancione.