venerdì 29 gennaio 2010

Vita in campagna

Allora.
Eccomi qui, col solito tè sulla scrivania (che mai finisco, perchè si raffredda subito) davanti allo schermo del pc montato a muro troppo in basso e anche storto.
Prima di ritornare a scritture di vita quotidiana, piccoli e grandi eventi, proteste contro i media e altro - insomma, alla routine del blog - ci vuole una prefazione che mi collochi nel nuovo posto in cui vivo. Un contesto, niente di più.
Da dove comincio?
Mi rivolgerò ai sensi, per rendere le cose più semplici.

Udito.
Niente più sirene, ambulanze, macchine: adesso, in compenso, ogni ora è scandita dalla campana del paese, a neanche duecento metri dalla casa. Le sette del mattino sembrano essere un vero evento, perchè lo scampanìo è ripetuto e incessante.
I gabbiani sono stati sostituiti da altri volatili. Normalmente sono silenziosi, ma occasionalmente fanno un casino da manicomio. Sto parlando di oche e anatre. Proprio adesso, a pochi metri dalla mia finestra, tre oche si preparano a starnazzare in coro.
Ma il rumore che mi accompagna notte e giorno è quello del fiume, abbondante e vicinissimo. nel periodo delle piogge (disastroso, ma per altri motivi che forse riporterò in seguito) sembrava il rio delle amazzoni. Ora è quieto e ridotto a un fruscìo, ma in altre occasioni è insopportabile. penso che prima o poi mi ci abituerò e non lo sentirò più, un po' come chi abita vicino a zone sulfuree non sente il fetore della propria località.

Olfatto.
Essendo in inverno, non posso certo dire che il mio naso senta la natura che mi circonda. Piuttosto è chiaro quello che non sente: assolutamente assente ogni puzza di smog. Mi accoglie, la sera, un acre odore di legna bruciata: qui quasi tutti hanno la stufa (me compresa).

Vista.
Il verde e marrone degli alberi invernali la fanno da padroni, insieme al grigio delle pietre delle case; qui ho l'impressione di essere in uno di quei posti in cui facevo dei bei giri le domeniche con M. Non mi sono ancora resa conto di non essere in villeggiatura.
Quello che mi colpisce di più la vista, ultimamente, è però quello che i miei occhi percepiscono di sera, col buio e senza luna. Non ho mai visto le stelle così bene, nitide e vicine.

Tatto.
E' umido. E' freddo. Quando stendo i panni mi si congelano le mani e se piove è una lotta all'ultimo sangue con la muffa. I primi tempi ci è pure piovuto in casa. le case, ora lo so, bisogna vederle in inverno. Però ho il pavimento in legno, la stufa calda ogni sera, e coperte su coperte. Anche nuove tende per le finestre, grezze o impalpabili. Insomma, c'è rimedio a tutto. E appena esce il sole mi siedo sul gradino del terrazzo e mi sento in estate.

Gusto.
Notoriamente la casa non ha sapore.
Aspetto la primavera per dissodare la terra e preparare l'orto. Effettivamente non vedo l'ora, mi prudono le mani.
Allora sì che mangerò qualcosa di nuovo, e anche la casa avrà un nuovo gusto.

Sesto senso.
Quando abbiamo comprato questa casa, dopo mille difficoltà economiche e non, sapevamo che chi ci viveva prima di noi non era stato felice. Per parecchio tempo mi ci sono sentita a disagio, specialmente nei momenti di difficoltà e quando sono insorti nuovi problemi, e coi problemi le spese non preventivate.
Poi, piano piano ha cominciato a diventare veramente "nostra": la sera stiamo in cucina con la stufa accesa, poi sul divano arancione e il letto regalato-usato, anche se è la metà di quello che avevamo prima, è un rifugio sicuro. Ho appeso le mie sgualcite bandierine tibetane alla finestra e una scultura casuale di pasta di pane e a poco a poco la nostra abitazione ha cambiato fisionomia.
Adesso, nei fine settimana invitiamo spesso gli amici e, nella cucina nuova, che è il triplo della precedente, le ore passano veloci.
Non so se sarà la casa della mia vita, ma adesso è casa mia. Nostra.

Ecco, il tè è diventato freddo.

1 commento: