sabato 30 gennaio 2010

Il giardino segreto

Sabato. Dopo un risveglio umido e uggioso corredato da un fastidioso mal di schiena è spuntato il sole.
Così ho iniziato a levare le erbacce dal giardino. Chiamarlo giardino è un paradosso: piuttosto selva inaccessibile, terreno abbandonato, deposito di detriti e oasi delle erbe infestanti, alcune alte più di due metri.
Piano piano, con i miei guanti da meno di un euro comprati qualche anno fa in svezia, ho spezzato, spostato, arrancato, divelto.
Soprattutto, devo dire, ho scoperto: una carriola arrugginita, due lavandini, vasi rotti di terracotta, una persiana, legno marcio e scarafaggi morti di freddo.
Ho rivissuto le emozioni che vivevo da bambina, quando si andava, la domenica, ad esplorare vecchie rovine e paesi abbandonati.
Adesso il giardino, almeno nella parte bassa, è libero. Sembra più grande, ma indifeso.
Il piacere di lavorare all'aperto, con le mani, in mezzo al verde è impagabile.

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