mercoledì 26 ottobre 2011

Al riparo


Quello che è successo nel levante ligure non può non toccarmi da vicino. Un po' è la solita storia per cui finchè la tragedia non ci viene a sfiorare non la vediamo nemmeno, ma in realtà in questo caso è il concretizzarsi di tutte le mie paure. Abitiamo vicino a un fiume, è una zona piovosa e umida e abbiamo diversi problemi di infiltrazione. Solo dopo essere venuti a stare qui abbiamo scoperto che, una quindicina di anni fa, il fiume è esondato e ha trascinato con sè le macchine parcheggiate lungo la strada, in alcuni casi portandole fino al mare, a cinque chilometri da qui e, in altri, sul terrazzo della trattoria in piazza. Capisco cosa voglia dire immaginare muri d'acqua per strada, onde dentro casa. Immagino solo cosa significhi perdere la casa, perdere la macchina, perdere cose, oggetti, ricordi. Restare senza niente, senza quello che contribuisce a darci un'identità, a dire chi siamo.

Non sapevo cosa volesse dire aver paura della forza smisurata della natura, da bambina; mi sentivo al riparo, nel mezzo del mio appartamento dove vivevo con i miei genitori, nel mezzo di un grande palazzo, nel mezzo di una grande città. Tuttavia ho scelto di vivere in campagna, perchè andare a vivere in un appartamento, da adulta, mi faceva sentire in prigione. Ora, ogni volta che piove a lungo, il mio sguardo va dritto al fiume. Da qualche parte sento che succederà di nuovo, e cerco di essere pronta. Certo, qualche volta vorrei davvero tornare a vivere in un appartamento. Quelle tende di muri e gente fanno sentire protetti, qualche volta.

Ma quando siamo veramente al sicuro? Una città è davvero sicura? Non arrivano anche lì i terremoti, le bombe, gli incidenti, i nubifragi? Non arrivano lì la sofferenza, la tristezza, la morte? Allora non c'è muro che tenga, anzi: se ce ne fossero meno forse sarebbe più lieve, il dolore. La verità è che abituarsi a vivere dentro le stagioni, invece di vederle nel fine settimana per una scampagnata, fa paura. Avere a che fare con la natura può dare sensazioni che vanno dall'ebbrezza al terror panico. Vivere in un piccolo borgo vicino a un fiume mi fa vivere con la consapevolezza che non siamo al sicuro del tutto, ma allo stesso tempo che, se la natura cercherà di annientarci, ci rimboccheremo le maniche, cercando l'identità che ora ci danno le cose e le case nello sguardo di amore e riconoscimento delle persone che ci sono vicine. Solo questo mi sento di dire alle persone alluvionate: finchè esistete, finchè accanto a voi c'è ancora chi c'era prima, niente vi potrà spezzare o togliervi la cosa più importante che avete sempre avuto: la vostra irripetibile identità.

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