lunedì 21 maggio 2012

Di gatti e orto

Una giornata piovosa come questa, in vacanza per ballottaggio nella scuola dove insegno, chiusa in casa e perdipiù con gli stivali rotti, non può che suggerire qualche riflessione e bilancio.
Era l'autunno del 2009 quando mi sono trasferita con M. in questa casa. La decisione è stata un parto e, per lungo tempo, abbiamo pensato che sia stata l'inizio di una catena di eventi nefasti (insomma, ci eravamo quasi pentiti di averla presa); la richiesta del mutuo mi ha esaurito e i problemi non erano finiti: ci aspettavano difficoltà a non finire come lavori più lunghi e dispendiosi del previsto, niente riscaldamento per mesi, un vicino psicopatico che ci ha reso la vita impossibile, problemi legali con lui, problemi alla casa. Passare alla vita in campagna nella stagione fredda, poi, non ha facilitato le cose. L'inverno è lungo in questo ambiente, e fare i conti di botto col freddo, l'umidità e il rumore del fiume in piena hanno aumentato l'asperità dell'esperienza.
Nel frattempo ci eravamo quasi arenati di fronte all'idea che non avremmo avuto figli: dopo anni di tentativi, non succedeva niente e queste sono esperienze che solo chi ci è passato, per quanto si vivano molto personalmente, può capire.
Nel giro di un anno e mezzo mi sono spaccata una caviglia, un polso e ho avuto un incidente con la macchina sul ghiaccio, andando al lavoro. La macchina l'ho distrutta ma fortunatamente non mi sono fatta niente e, viste le premesse, era già tanto.
Per parecchio tempo quelli che erano stati i miei obiettivi (una scelta di vita più naturale, la pace della campagna, il benessere, dei bambini, un orto)si sono allontanati sempre più. All'inizio ha dominato l'impazienza, poi la disperazione. Per finire, quando sembrava che le cose si stessero un po' assestando, ho scoperto di essermi ammalata di una malattia autoimmune. La ciliegina sulla torta: la disperazione della mente si era rivolta contro il mio fisico.
Tutti i messaggi che fino a quel momento gli eventi e il mio corpo stesso mi avevano inviato non erano bastati. Ci voleva una cosa del genere per fare in modo che mi sedessi e cominciassi a mettere il mio benessere come priorità numero uno nella lista. E' stato allora che ho iniziato a riprendere lo yoga, fare la pace con quelli che ritenevo la causa dei miei problemi, dare tempo al tempo. Non ho rinunciato ai miei obiettivi, ma ho fatto un esercizio di pazienza, senza perdere le speranze ma allo stesso tempo abbandonando la fretta che avevo prima. Nel frattempo una gattina bianca e nera, che prima viveva dai vicini di dietro con altri gatti, ha deciso di venire a vivere da noi. All'inizio non la volevo, preferivo evitare la responsabilità, ma lei ha tenuto duro ed è rimasta. Pippi è diventata la mia ombra: mi segue ovunque vada, mi scalda nelle serate d'inverno e mi aiuta tutt'oggi a metabolizzare le difficoltà.
Dopo più di due anni dall'acquisto della casa, piano piano sono riuscita, con un po' di aiuto, a ripulire la terra adiacente alla casa da metri e metri di rovi, ferraglia, spazzatura. A novembre abbiamo completato l'opera e finalmente ho iniziato a realizzare uno dei miei sogni: coltivare un orto. Passare il tempo nella terra, al sole, zappare, fare sostegni con le canne, trapiantare e seminare, ma soprattutto raccogliere le verdure autoprodotte e mangiarle è stato un vero miracolo, ma soprattutto una terapia. Terapia di pazienza, speranza, movimento, crescita, consapevolezza.
Ora, a maggio del 2012, guardo dalla finestra su cui dorme la Pippi e vedo una fascia un po' selvatica ma in cui crescono piselli, aglio, spinaci, carote, pomodori, insalata, fragole, ravanelli, amarene, un ulivo. Tra un paio d'anni, con un po' di fortuna, gli alberi che abbiamo trapiantato saranno carichi di albicocche, mele e prugne. Non credo che le difficoltà siano finite, anzi, ma se l'attenzione al benessere sarà sempre vigile non faranno più male del dovuto.
Visto che il bambino non arrivava, abbiamo deciso di adottarlo e ora siamo in attesa di avere l'idoneità dal tribunale dei minori. L'esercizio di pazienza però ha funzionato e ci godiamo senza ansia, serenamente, questi ultimi anni da coppia, facendo ogni tanto allenamento mentale e progetti da genitori.
La vita mi ha insegnato che attribuire la propria serenità al raggiungimento di obiettivi è il modo migliore per fallire. E' il proprio benessere che va perseguito, terreno indispensabile per resistere agli attacchi che la vita può infliggere.

lunedì 7 maggio 2012

Di nuovo nel sentiero segreto

Visto che, per le elezioni, le scuole sono chiuse, oggi sono in vacanza. Dopo un paio di ponti trascorsi in casa, sotto l'acqua e con la stufa accesa, stamattina non credevo ai miei occhi quando ho visto il cielo terso, azzurro. Non mi ricordavo nemmeno di come fosse, una bella giornata.
Dopo le pulizie di primavera (purtroppo necessarie), mi metto il mio bel paio di scarpe da ginnastica nuove decisa a fare una passeggiata. Vista l'ora tarda, decido di scendere qui sotto, passando per il sentiero nascosto fra le canne e, magari, guadare un po' il fiume. Così mi avventuro, facendo attenzione a non scivolare e...meraviglia delle meraviglie!! Il mio percorso è un brulicare di vita e un'esplosione di fiori. Menta, pratoline, papaveri, alberi di nocciolo, rosa canina, albicocco, finocchietto, pisello selvatico, luppolo, altri fiori sconosciuti. Raccolgo un po' di aglio ursino e metto da parte un po' di canne secche per il ritorno e proseguo il cammino. Mentre mi accorgo che il fiume è così pieno d'acqua da non poter essere, ahimè, guadato, mi attraversa la strada, sul canale, un bel rospo, che si tuffa poi nell'acqua. Mi sembra di essere Alice nel paese delle meraviglie e di aver visto il bianconiglio. Raccolgo una foglia gigante a pelo d'acqua e la uso a mo' di ombrello. Mi godo la brezza e il sole finchè, finalmente, le mie scarpette (non rosse) decidono di ricondurmi sulla strada di casa.
Per oggi, grazie a questa scorpacciata di fiabe e poesia, la mia parte bambina può dirsi soddisfatta.

mercoledì 2 maggio 2012

Da un fastidio in gola

Da un paio di giorni mi ritrovo con un senso di fastidio in gola, come se dopo mangiato le cose mi rimanessero incastrate in una tonsilla. Dai e dai, hai voglia a tossire: non ne esce niente. Così oggi, dopo pranzo, convinta a tirare fuori un pezzo di mela o qualsiasi cosa si fosse infilata in qualche oscura piega orale, mi dirigo in bagno con un cotton fioc. Così scopro una bollicina e mi metto a stuzzicarla provocandomi persino alcuni conati poco piacevoli. La situazione non migliora, anzi: ora il fastidio diventa bruciore; in sintesi, ho fatto un disastro.
Il fatto è che da due mesi e mezzo sono a dieta. Dopo un inizio brioso e una strada lastricata di successi, comincio a sentire i morsi della fame e la mancanza di dolci, pizza, pancia piena e vita sociale e culinaria libera e priva di limiti. I limiti me li sono imposti da sola, ma ora mi trovo imprigionata nelle maglie della mia stessa tela. Volevo riuscire ad abbassare la soglia di appetibilità di certi cibi ma non ci sono riuscita, evidentemente: forse mi sono limitata troppo.
Neanche a farlo apposta, mi s'insinua in testa un'idea malsana: magari a furia di mangiare mi passerà questo fastidio in gola e, chissà, la bolla forse se ne andrà.
Ma cosa posso mangiare? Ho appena terminato la mia pasta integrale, pomodori quasi sconditi e una mela...ma sì, opterò per un paio di dietetiche gallette di riso soffiato. Certo che...forse un po' passa. E se fossero due biscotti? In fondo è da un po' che non ne mangio. E giù con biscotti, crackers, mandorle, sesamo, gocce di cioccolata. In freezer c'è una salsina al cacao fatta per un pranzo con amici un paio di settimane fa in cui li ho guardati mangiare goduriosi canestrelli affogati nel cioccolato...mi ricordo che dicevano: "povera Giulia"...e io: " ma no, non patisco mica!"...Adesso mi chiedo: sarà buona fredda?...
La provo. Un po' dura, ma che buona! E dire che  non mi piaceva nemmeno, il fondente. Da quant'è che non mangiavo cioccolato? Tre mesi?
Mentre mangio, mi si piega il cucchiaino, così ne prendo uno in ceramica e...mi si spacca in tre pezzi, sparandosi sul mio labbro inferiore e facendomi venire un bel ciocco sanguinolento.
Ci metto il ghiaccio e continuo a mangiare. Ma che sono diventata, bulimica? Intanto mi viene in mente che ho da correggere le verifiche di geografia. Mi metto al lavoro e avanzo -col cucchiaio grosso, stavolta-; com'è lucida la mente con la pancia piena! Tutta un'altra cosa! Mentre elaboro questo concetto edificante, mi cade una goccia di salsa sulla verifica di Mathias.

All'ennesima cucchiaiata, mi rendo conto che il fondente, effettivamente, continua a non piacermi, così termino la mia abbuffata e finisco di correggere le verifiche.

Mi sento bene, benissimo. Nessun senso di colpa, nessun senso di nausea, solo un profondo senso di appagamento. Ci voleva proprio.

Solo che, mannaggia, la bolla laggiù c'è sempre, e mi dà sempre fastidio.
E adesso?