giovedì 7 settembre 2017

La via comoda

L'altro giorno, mentre passeggiavo nella via dove ho vissuto con i miei genitori per tanti (forse troppi) anni, mi è venuta in mente un'immagine: io, in autunno, raggomitolata sul divano con la coperta addosso, a mangiare porcherie e guardare tv spazzatura, tipo Amici, tanto per dire.
Premetto che Amici non l'ho mai guardato in vita mia, forse l'hanno fatto mia madre e mia suocera, ma quell'immagine aveva un che di caldamente, profondamente rassicurante. Affogarsi negli zuccheri e nei grassi saturi, isolati dal mondo, in assuefazione alimentare e avulsi dalla realtà grazie ad un programma del genere apparentemente rende la vita più mielosa, dolce, confortevole. Ti senti protetto, al sicuro. Niente ti può toccare e non sei minimamente interessato a quello che succede intorno a te.
Non so perchè, ma a quell'immagine, per un attimo, mi è venuta l'acquolina in bocca.
La mia vita e la mie scelte, se viste dalle persone che mi ruotano intorno, sono costellate di rigidità e rinunce (forse un po' incoerenti, a tratti, ma pur sempre tali). Prima dei trent'anni sono diventata vegetariana, poi ho tolto il glutine per degli esami sballati e ora, per problemi di salute e non solo, persino i latticini e lo zucchero. Mi diletto in cucina vegana e crudista, yeah.
Vivo in una casa scomoda, in cima a una salita, in campagna, e la casa sarà pure naif ma tutt'altro che in ordine e ben ristrutturata. Non mi compro mai vestiti, sono spesso sola e senza aiuti, non mi piace - per ovvi motivi - mangiar fuori, mi ancoro facilmente a ritmi da pensionata, tipo andare a letto presto la sera.
Non parliamo delle scelte fatte per mia figlia, uno scandalo sociale. Pannolini lavabili, niente carne neanche per lei, allattamento a termine, fascia al posto del passeggino. E altre scelte ben più radicali.
Eppure, giuste o sbagliate, belle o brutte che siano, queste sono scelte dettate dalla consapevolezza. Forse cambierà, si evolverà, si rincagnerà su se stessa, mi si ritorcerà contro, ma è la mia consapevolezza. Quella che ti viene quando  spegni la tv e cominci a guardare. Respirare, guardare, ascoltare. Te stesso, il tuo respiro, il mondo e l'umanità che ti circonda, e quello che c'è dietro.
A quel punto ritornare sotto le coperte al calduccio è una tentazione, ma ormai hai visto, hai ascoltato. Ti ci infili, ma non riesci a rilassarti. Ormai non puoi più. 
E allora che fai? Scegli, tuo malgrado - ma poi provi un senso di pace e completezza - la via scomoda.
Quella fatta di marmellate con poco o senza zucchero, pane integrale invece del pane bianco, fagioli invece della bistecca. Occhiatacce, commenti sgradevoli, sguardi di sufficienza. Piaci un po' meno, e per me è stato un problema.
Ma piaci di più a te stesso.
Ogni tanto, lo ammetto, chiudo gli occhi e ricordo, come fosse un sogno, quella vita là. Avevo l'impressione di sentirmi protetta, ma non lo ero. Mangiavo quello che mi propinavano, ma non vedevo cosa c'era. facevo quello che facevano tutti, ma non sapevo perchè. 
Adesso sotto le coperte mi ci metto ancora.
 La tv, quella coi canali, non la guardo più, ma vedo film e cartoni con la mia bambina e con mio marito, oppure sola. Sono sempre comoda, accoccolata sul mio divano arancione, ma un po' più vigile.
 La via comoda la lascio agli altri, io ormai sono sveglia. E, nonostante le apparenze, felice.

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