lunedì 2 settembre 2019

vecchi amici

Due anni. Guarda caso, di nuovo a settembre.
L'estate non è sempre una vacanza quando si è da soli a fare tutto, neanche per una che, come me, ha due mesi di ferie.
O forse sono io. Complicata, arzigogolata, poco easy, per niente fluida. Il risultato però è lo stesso. Io arrivo a settembre ridotta come un calzino appallottolato.

Questa è la mia ancora, il mio salvagente. Quando le cose si fanno difficili, quando mi sento affogare o il mio corpo e la mia mente gridano aiuto, riesco in genere a trovare un modo per uscirne, o almeno ci provo.E la scrittura è il mio soccorso. Un modo per esternare, per mettere ordine nei pensieri. Per renderli concreti, palpabili. Per giocarci e prendere le cose più alla leggera o, al contrario, dare loro il peso che meritano. Per avere una buona scusa per stare sola con me stessa, un momento di pace e coccola. La mia terapia.
Ogni volta che cerco il mio salvagente vorrei che questo mio rapporto, che dura da quando ho iniziato a scrivere, diventasse regolare, se non proprio quotidiano. Forse, penso, non mi ritroverei periodicamente a boccheggiare.
Non so.
So soltanto che questi cinque minuti scarsi di primo mattino, in cui ho deciso di strisciare giù dal letto mentre tutti dormivano, è già un regalo, e io mi sento un pochino meglio, come dopo una chiacchierata con un vecchio amico.

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