mercoledì 15 luglio 2009

Il trucco

Ho qualche problema con la femminilità, credo.
Insomma, a 34 anni (ancora per pochi mesi) non mi trucco, non uso le scarpe coi tacchi, non amo nemmeno le decolleté.
No, non sono il tipico maschiaccio che porta scarpe da ginnastica e felpe e i capelli sempre corti o legati in una coda di cavallo. Non mi pare di essere nemmeno particolarmente sciatta, se escludiamo il risveglio e qualche momento di lassismo domestico.
Non sono neanche una rigida, algida signora
con tailleurs e crocchia, magari con scarpe severamente ortopediche. No.
Il fatto è che fin da bambina detestavo gli stereotipi legati all'età. In risposta a mia madre che mi diceva di dar via un po' di giochi ho deciso, un giorno, che avrei giocato con le bambole fino a novant'anni. Dove stava scritto che solo i bambini possono giocare? Perchè, una volta adulti, ci si doveva privare di questo piacere?
Allo stesso modo, credo, mi sono detta per anni che non era scritto da nessuna parte che una ragazza, una volta diventata donna, dovesse iniziare a portare tacchi, trucco e collant. Non mi piacevano nemmeno da bambina. Non sono mai passata attraverso la fase del rosa, quella vezzosa, da cui passano ormai quasi tutte le bambine, soprattutto grazie ai modelli odierni. E, diventata donna - almeno, ora credo di esserlo - ho continuato a seguire i miei gusti.
Ho attraversato varie fasi, come tutti; ho cambiato gusti, ma non ho mai trovato che tacchi e rossetto mi avrebbero aiutato ad esprimere la mia interiorità e nemmeno la mia presunta femminilità.
Mi piacciono le collane: quelle lunghe, corte, colorate, a pallini, etniche, di legno. Mi piacciono le calze a righe, colorate, le scarpe rotonde, le sciarpe, i cappotti, i sandali, gli elastici, le mollette; i maglioni a collo alto, le spille di lana e feltro, i berretti. Uso pressochè tutte le borse a tracolla e detesto la sensazione che danno le collant.
Non sembro un pagliaccio, solo me stessa, e non sono così integralista da non usare profumi: mi piacciono gli agrumi, la mandorla, la rosa, i fiori d'arancio.

Non ho smesso di giocare, anche se i miei giochi sono un po' diversi da quelli di una volta: allora non sapevo che anche gli adulti si divertono, a modo loro. O
gni tanto, però, ritaglio vestiti per bambole di carta con cui forse non giocherò mai. Faccio un lavoro, d'altronde, che mi permette di giocare spesso, e con gli esperti del mestiere.


L'altra mattina, al mare, la mia migliore amica mi ha chiesto: perchè non ti compri un bel lucidalabbra, ora che sei abbronzata, e magari un rimmel verde come gli occhi? Il rimmel ce l'ho - anche se non lo metto quasi mai - , ma l'idea di un lucidalabbra, magari chiaro e luccicoso, non mi è dispiaciuta e ha cominciato a farsi strada nella mia testa.
Così l'ho preso.
Ho solo bisogno dei miei tempi e dei miei modi, tutto qui.
Il lucidalabbra me lo metto, adesso.

Quando mi ricordo, s'intende.

4 commenti:

  1. Eheehhe... l'ho già detto che siamo molto molto simili? Se non fosse che so di non esserlo penserei che son io a scriverle 'ste robe...
    Quoto tutto a partire dai giochi e dell'infanzia: Tic mi dice sempre che non sono mai cresciuta. Io penso di essere una bambina prodigio: a cinque anni ragionavo esattamente come adesso.

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  2. D'altra parte ho un papà che a sessant'anni suonati ha salutato il giro d'Italia con due enormi manone di gommapiuma. Mentre io qualche anno fa ho festeggiato la patente di mia sorella andandola a prendere dopo l'esame con un'enorme bandiera fuori dall'auto fatta da me. L'Adespoto che è psicanalista (o psicologo,non mi ricordo mai) ne avrebbe di materiale...

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  3. Ahimé, anch'io ragionavo come ora. Sarà un problema? Anche qui ci sarebbe materiale per l'Adespoto, forse

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