mercoledì 15 luglio 2009

Trite e ritrite

Non avevo intenzione di parlarne, ma tant'è lo faccio.
Non mi ha colpito più di tanto la morte di Michael Jackson, non ero una sua fan e non avevo commenti particolari da fare quando l'ho saputo.
Solo che ieri, mentre mangiavo la pizza a mezzanotte e mezza dopo essere stata a sentire un concerto di M. (che non sta per Michael, anche se il nome ci si avvicina parecchio) con l'immancabile tv accesa, sono incappata in Italia uno. Ebbene sì. Davano una specie di documentario sul cantante, realizzato credo pochi anni fa. L'ho guardato tra uno sbadiglio e un pezzo di mozzarella e piano piano la cosa mi ha catturato:
quell'uomo era completamente folle, mitomane, psicologicamente instabile.
Con tutta la compassione che posso provare nei confronti di uno che è stato malmenato da piccolo, umiliato o quant'altro, non posso però comprendere come possa diventare un mito qualcuno che nega di essersi fatto interventi al viso davanti all'evidente realtà, tiene sospeso il figlio fuori dalla finestra e lo porta via alla madre appena lo ha partorito perchè "se lo voleva portare a casa" e in più lo fa assalire dai fans mentre va in brodo di giuggiole sentendoli inneggiare "michael, michael". E' chiaro che siamo di fronte a un caso umano degno sì di compassione ma non certo divinizzabile.

Lo so, lo so, non c'è da stupirsi e così va il mondo e blablabla.
Sarebbe il caso di stupirsi ogni tanto, però. E' grazie all'apatia se le cose funzionano male.
Sarebbe il caso, sempre ogni tanto, di considerare gli esseri umani come un tutt'uno che comprende quello che dicono e quello che fanno, che è nient'altro che quello che sono.
Ma ormai
non sto più pensando a Michael Jackson; sono andata - anche se solo spiritualmente- fuori tema, come al solito.

3 commenti:

  1. Fuori tema? Per niente!
    Comunque, io potrei sottoscrivere ogni tua parola.
    Si è trattato (pace all'anima sua) d'un fenomeno mediatico, privo di spessore artistico, umano e sociale.
    Non a caso, il fenomeno-Jackson ha dilagato negli anni '80: forse l'epoca più squallida del dopoguerra.
    Subito dopo l'attuale.
    Nota poi il tam tam mediatico su "Jacko" quando si sarebbe potuto parlare molto di più di tragedie come quella di Viareggio...
    Ciao!

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  2. Micheal, di cui non sono fan, è stato un genio della musica pop. Punto. Chi pensa il contrario, o non capisce un cazzo di musica o è un coglione. Quello che doveva fare, cantare e suonare, lo faceva più che bene, il resto è star system. Tanto basta a parlarne, anche per una settimana intiera: il problema è il come. Lo spessore umano lasciamolo agli obesi e al volontariato.
    Secondo me a fare del politicamente corretto dicendo "bisogna dare più spazio alle tragedie vere" rischia di sembrare una cazzata.

    p.s.: forse non mi sono moderato abbastanza... scusate

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  3. A me crea fastidio psichico sentire notizie di gossip al telegiornale, questo sì. Che poi facesse bene il suo lavoro è un'altra questione, ma sarebbe meglio leggerla su riviste, che ne so, tipo Rockerillo (esiste ancora? E' mai esistito?)

    (Non preoccuparti Sandro, in questo blog le parolacce ci sono)

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