giovedì 5 marzo 2009

Parole notturne


Per me è cosa nota: nonostante dormire in due abbia i suoi notevoli vantaggi, ancora oggi (forse per colpa del mal di schiena) penso con nostalgia al mio vecchio materasso da single. Aveva ormai assunto la forma del mio corpo, era una specie di cuccia, ma in esso trovavo l'accoglienza di un rifugio uterino e i miei sonni erano quasi sempre corroboranti.
Da quando vivo con M., di sicuro ho più amore e conforto la notte, ma appena posso mi metto di traverso, fino a formare una perfetta diagonale, segno che meglio che sola non dormo. In più, anche se ho qualcuno che mi scalda i piedi e che mi abbraccia nelle notti d'inverno, ho anche qualcuno che russa quando si addormenta dopo aver bevuto un po' o quando si mette a pancia in su, e che una o due volte mi ha tirato una gomitata in piena testa.
Ora che ci penso, è capitato che, dopo essersi bevuto un'intera caffettiera prima di andare a dormire, abbia fischiato - senza accorgersene - per un bel pezzo durante la notte.
Fossero tutti qui i disagi, sarebbero anche accettabili, ma c'è di più.
Da quando lo conosco, M. parla nel sonno. La prima volta che me ne sono accorta ho cercato di capire cosa bofonchiasse e gli ho anche risposto, ma poi ho capito, e mi ci sono abituata. Ho imparato a non svegliarmi quasi più.
A volte, però, mi si avvicina all'orecchio prima di mettersi a parlare, e può capitare che mi svegli. Il suo inconscio molto spesso riesce a dettargli parole d'amore anche in fase REM, e questa è una bella cosa.
Ieri notte, tuttavia, ha superato ogni limite: mentre godevo del conquistato sonno (visto il mio mal di schiena ci metto un secolo ad addormentarmi), si è accostato al mio fianco e mi ha urlato: "GIGIO!". Mi sono svegliata di soprassalto e gli ho chiesto se era scemo, ma non ha sentito, ovviamente, e dopo un po' ha continuato ad urlarmi frasi poco sensate (e che non ricordo) all'orecchio destro.
E pensare che io, quando dormo, sembro morta.

Caro, vecchio, materasso-cuccia, come mi manchi, qualche volta.

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