mercoledì 26 gennaio 2011

Piano piano si riprende a vivere. Anche se chiudo gli occhi e rivedo continuamente quello che è successo, anche se inevitabilmente le mie ansie di adulta nei confronti delle persone care si moltiplicano, occorre ritrovare un equilibrio. Vorrei far frutto in qualche modo di questa esperienza, perchè rimuoverla è impossibile e forse controproducente, ma per ora vedo solo quello che mi ha tolto: una macchina comprata tre anni fa, la sicurezza, la tranquillità, i miei sonni pieni di sogni (ora c'è la pesantezza delle palpebre e basta). Per vivere bisogna dimenticare che si può morire e che la morte è inaspettata e ci coglie da soli. Occorre ricominciare a crogiolarsi nel pensiero di una morte lontana nel tempo, nel proprio letto, magari nel sonno o circondati dai parenti. In questo modo, se ci coglie in modo diverso lo shock è peggiore, ma d'altra parte vivere con il pensiero fisso delle reali possibilità non fa vivere sereni. Che ci posso fare, ho fatto la tesi sulla morte. "Il pensiero della morte negli Essais di Michel de Montaigne" mi pare fosse il titolo. Ma dopo le innumerevoli speculazioni dobbiamo diventare di nuovo un po' meno pensatori, almeno su questo argomento. Il pensiero di finire l'esistenza non è accettabile. Così, piano piano si ricomincia a lavorare, litigare, amare, correre, all'inizio con un sentore di gratitudine e di pienezza di significato, poi come prima, comunque fosse il prima.
Vivere, per noi comuni mortali, è questo. L'alternativa è la saggezza o il totale distacco dalla vita come la intendiamo ma, diciamocelo, è un lusso.

1 commento: