mercoledì 15 aprile 2009

Eredità


Dopo un viaggio o una vacanza, spesso si tende per qualche tempo a riprodurre certe sensazioni o abitudini del luogo in cui si è stati o, come minimo, si hanno le scorte degli acquisti alimentari fatti in loco da consumare.
Ricordo che, dopo aver scoperto il mais in una vacanza in Corsica da bambina, ho voluto insalata col mais per mesi. Mia madre compra mais ancora adesso e lo consuma spesso.
Dopo il mio ritorno dall'India ho mangiato pomodori conditi, il mio primo alimento una volta arrivata a casa, con le mani.
Ogni volta che siamo tornati dai paesi nordici mi sono ostinata a portare maglioni e sciarpe, anche se qui si scoppiava dal caldo.

Tornata dalla Provenza, la mia casa si è cosparsa di tracce odorose: il profumo ai fiori d'arancio persiste in bagno nonostante sia in un flacone chiuso e il mazzo di lavanda secca che ho messo in un vaso contamina ogni odore che esca dalla cucina anche se non è in cucina.
Non contenta, ho deciso, in un moto d'impeto di ordine tutto francese, di risistemare gli innumerevoli barattoli di tè e spezie sul ripiano in cui erano affastellati, di riempire il corridoio di piante e, non ultimo, fare la marmellata di pere, mele, limone e cannella che avevamo mangiato due o tre anni fa in un'altra vacanza in Provenza (in cui non aveva piovuto ma, essendo gennaio, si gelava e quindi le condizioni meteo erano comunque avverse). Avevamo cenato con pane e marmellata dalla disperazione e ci era sembrata nettare degli dei.
L'ho fatta a casaccio, come al mio solito. Per completare lo spirito francofono, ho corredato i barattoli di etichette vezzose, nonostante io detesti le cose vezzose.
Risultato: la marmellata era perfetta.
Peccato che la marmellata non mi piaccia granchè.

La morale della favola è che le cose, le case, le usanze, gli alimenti stanno bene e hanno il gusto e l'aspetto migliori nel loro posto d'origine, altrimenti, decontestualizzati, perdono il loro senso d'esistere.
Io lo so bene, solo che non posso farne a meno: devo esportare qualcosa, almeno per un po'. Se la prossima estate dovessi andare in Portogallo, come vorrei, il minimo sarà ascoltare fado per tutto l'autunno successivo.
Non oso immaginare cosa farei dopo una vacanza in Africa o in Giappone.



2 commenti:

  1. Eh eh allora non sono solo io ad avere questa sorta di attaccamento...

    :-)

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  2. Vi quoto entrambe, mie care. Io son tornata da Paris con la vinagrette, dalla Grecia con dolmades, tzatziki e moussaka, e da Istanbul con tahini, sigari borek e baba ganoush. Naturalmente arraffati con quello che trovo qui, essendo le spezie non sempre rintracciabili in loco....

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