martedì 25 maggio 2010

Voglio un papà

Il mal di testa fa brutti scherzi.
Non solo il mal di testa, ma anche il brutto tempo. E le discussioni.
Sul tavolo si ammucchiano fogli e preventivi per rifare il terrazzo e la veranda; si parla di soldi, di avvocati e di muratori che pulluleranno quest'estate per casa, impedendomi, se vorrò, di girare in mutande. E dire che abbiamo traslocato in campagna per stare tranquilli.
Così ho capito cosa voglio veramente, adesso.

Voglio un papà. Non necessariamente quello biologico. Quello ce l'ho. Ora è in montagna e tra pochi giorni partirà con mia madre per la Corsica. Da quando sono in pensione (anni e anni ormai) quei due non fanno altro che andare in vacanza.
No, io voglio un papà in casa. Di quelli che non sai mai se ci sono cose finanziarie o burocratiche da fare, perchè se ne sono già occupati loro. Di quelli che ti rassicurano e ti dicono "ci penso io". Che sanno quando scade l'assicurazione, il bollo, che controllano le bollette per vedere se è tutto ok e poi le pagano, che chiamano l'idraulico o magari aggiustano le cose da soli. E tu non ti sei accorto nemmeno del guasto.
M. è come me: giovane, inesperto e forse anche un pelo meno attento alle cose. Così, in occasioni come questa sento mancare la terra sotto i piedi e desidero con tutta me stessa che un padre-tutore prenda in mano la situazione e, in silenzio, sottovoce, mi dica "non ti preoccupare, penso a tutto io".

Questo è l'aspetto dell'essere adulta che detesto. Bisognerà avvertirli, i bambini.

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