lunedì 15 dicembre 2008

Dal divano arancione

A dir la verità, stasera sono priva di ispirazione, ma ho mangiato troppa caffeina/teina/teobromina (ovvero té e cioccolata) per star tranquilla davanti a un buon film o a un libro, anche se sono molto stanca.
Oggi, sciopero dell'auto-informazione: non so nulla di nulla di quello che è successo nel mondo. Stamattina sono andata a scuola con un collega e non ho sentito la radio, oggi sono stata in giro per regali e sono arrivata all'ora di cena, dunque niente tv. Qualche volta fa bene, il digiuno di qualcosa. Come quando vado a lezione di yoga e devo mettere il telefono nell'armadietto: non è semplicemente spento o silenzioso, semplicemente non c'è. Fortunatamente la cosa non mi mette l'ansia (sarebbe un brutto segno di dipendenza), ma mi rasserena. Infilarlo in un buco sotto chiave e allontanarlo mi rende totalmente irraggiungibile e rende l'ora di contorcimenti ed esercizi solo ed unicamente dedicata a me stessa. Una specie di cartello "do not disturb" da albergo, solo che in questo caso è la mia psiche a non essere disturbata.

Stasera, entrando in casa, ho trovato davanti alla porta un fazzoletto di carta rossa con dentro un pezzetto di cioccolata (quella che ho mangiato stasera). Non è la prima volta, e sapevo chi era stata: la mia vicina di fronte, una signora anziana che somiglia a Lina Vertmuller.
E' sola, vedova da più di vent'anni e senza figli e il nostro padrone di casa ci ha avvertito, dandoci le chiavi, che era un po' difficile da trattare.

Quando io e il mio compagno l'abbiamo conosciuta infatti non ci ha fatto una gran buona impressione: è scorbutica, leggermente rimbambita e un po' rompiscatole. E' capitato che ci abbia suonato alla porta mentre eravamo a letto o che ci attaccasse degli elmi quando eravamo in ritardo, uscendo di casa.
Tuttavia, al terzo anno di conoscenza, la Palmina (Palma per gli inquilini) si è sciolta. Deve averci giudicati finalmente buoni o amichevoli e ha preso a lasciarci, di tanto in tanto, dei cioccolatini o degli amaretti in cambio di piccole gentilezze come cambiare una lampadina, lavare il vetro che per lei è troppo alto o, ultimamente, anche solo suonarle il campanello per chiedere come sta.
Oggi, dopo averle suonato per ringraziarla della cioccolata, si è presentata sulla porta con sciarpa e maglione: a casa non ha il riscaldamento. Così l'ho invitata da me e le ho fatto un caffè, mentre lei, in cambio, mi ha regalato i suoi ricordi.
A quelli sentiti per la decima volta ne ha mescolati altri nuovi e commoventi. Mi ha raccontato com'è morto suo marito e anche un altro amico che ha avuto dopo.

Insomma, la vecchia Palma mi ha ricordato che cosa significhi avere intorno un tessuto sociale, avere punti di riferimento, non essere soli e isolati al mondo. E sono certa che, anche se ogni volta che le suono alla porta non si ricorda il mio nome e fino a qualche mese fa non mi riconosceva se la incontravo per la strada, la nostra conoscenza sia un bene per entrambe, e non solo una sicurezza per lei. Vederla seduta sul mio divano a bere il caffè con la sciarpa a raccontare dei tempi andati mi fa ricordare, con una piacevole nostalgia, i momenti in cui, ancora adolescente, ascoltavo i miei nonni parlare della guerra e di come si erano conosciuti.

2 commenti:

  1. Bello questo post sul significato del capitale sociale. Se ne parla poco.
    Mai sentito parlare di Robert D. Putnam e di BOWLING ALONE?

    tic

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  2. Ho già sentito nominare l'autore, ma non ho mai letto niente di lui.
    Una volta il tessuto sociale era ricco e capace di sostenere da molti punti di vista l'individuo; ora per le necessità personali in cui si richiede aiuto ci sono psicologi, servizi sociali, associazioni di volontariato, pochi parenti, la parrocchia o nessuno. In quasi nessun caso il vicinato e la comunità, purtroppo. prima i matti avevano il loro perchè (e si vede ancora nei paesi o in piccolissime città) e c'era chi si occupava di loro; ora vanno in ospedale o in istituto. Forse la comunità (con anche i suoi lati negativi)curava anche le malattie psicosomatiche, bastava un po' di ascolto.
    Leggerò volentieri il tuo libro.

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