sabato 6 dicembre 2008

Il fantasma del natale incombente


Di tutte le feste, il natale è quella che preferisco. Da quando non vivo più coi miei genitori, fare l'albero è un vero e proprio piacere; addobbare la casa, girare per le vie illuminate con tutte le luci colorate e il freddo pungente che mi gela la punta del naso sono un vero sollazzo.
In verità sono tutte qui le cose che mi piacciono del natale. In una parola, è l'atmosfera. Ma da qualche giorno a questa parte, da quando le vetrine si sono vestite a festa, le pubblicità si sono tinte di rosso e mia madre ha cominciato ad avere su di me un effetto ancora più ansiogeno del solito, la sera faccio fatica ad addormentarmi. Mi basta affrontare l'argomento per andare in tilt. Il solo pensiero delle cene forzate, degli incontri col parentado, dei regali mi mettono gli incubi. I regali specialmente. Da ora alla fine del mese le briciole del mio tempo libero saranno dedicate a questo, i miei soldi già in esaurimento caleranno. Ho più di una dozzina di persone a cui pensare e a cui devo fare il regalo: loro lo faranno a me e, a parte chi mi conosce da tempo, saranno perlopiù un'accozzaglia di pezzi di puro ciarpame che andrà a riempire i pochi spazi della mia già angusta casa.
Ho il dente avvelenato, ma mai come quest'anno mi sento critica e allo stesso tempo impotente. Un enorme
PERCHE'?
mi riempie la testa e la gola. Perchè fare regali a chi non se ne farebbe nemmeno al compleanno, in un giorno comandato, coi negozi strapieni e il freddo che fa venir più voglia di entrare in un bar a prendersi una bella cioccolata? Perchè spendere soldi a palate (e inutilmente) in un momento di crisi? Perchè fare regali e sperperare nel consumismo per festeggiare la venuta di Gesù, quando Gesù è nato povero e non sono poi nemmeno cattolica? solo l'idea di comunicare a tutti che io non festeggerò mai più il Natale è impensabile, e adesso comunque è troppo tardi.
Ribellarsi è inutile, non serve. Ci ho provato. Lamentarsi, suggerire piuttosto un versamento umanitario, dire che non mi serve niente, consigliare, per un anno, di non farsi regali e di vivere la festa come tale ha prodotto
in chi mi ha ascoltato commenti rassegnati, occhiate storte o finta sordità.
L'anno prossimo chiederò un solo regalo: un viaggio. Partenza il 22 e ritorno il 5 gennaio.
Voglio vedere chi mi piglia, allora.

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