venerdì 19 dicembre 2008

L'età della disillusione


I trent'anni sono sempre stati per me lo scoglio immaginario per segnare il passaggio definitivo all'età adulta. E, ora che di anni ne ho trentaquattro, posso fare un bilancio di questa età, rischiando sorrisi ironici da parte di chi è arrivato parecchio più in là da tempo.

Coi trenta, per me è arrivata l'età della disillusione. Il romanticismo è finito e, benchè si sogni e si speri sempre, certi fatti sono entrati nei pensieri e nelle esperienze e le responsabilità, quello di cui si lamentavano - e che ci rammentavano - i genitori quando eravamo piccoli, si sono fatte pressanti.
Verso i trent'anni ho scoperto che i fallimenti sono possibili, che i genitori non sono eterni, che gli uomini tradiscono e che succede spesso. Ho scoperto che dovrei saper cambiare una gomma, mettere le catene da neve, ricordarmi di pagare le bollette e le assicurazioni. Che sono l'unica responsabile di me stessa e nessuno può rimediare al mio posto ai mei errori.
Che se non realizzo i miei sogni ora, potrei non riuscirci più e che è il momento di essere quello che si è e di smettere di fare finta o di stare stretti in un ruolo che non ci si confà. Babbo Natale non esiste e ogni persona è fallibile.

Da adulti, se si è fortunati si trova una situazione di vita "stabile": lavoro, casa, famiglia. Ma questa fortuna può trasformarsi in una trappola da cui potrebbe riuscire difficile uscire, se non si fanno le scelte giuste e consapevoli. L'età del condizionale è finita.
Io sono stata fortunata: il lavoro ce l'ho e mi piace, la persona con cui ho scelto di vivere - e che amo - mi ama e le mie frequentazioni con amici e parenti sono scarse ma molto positive. Sono felice, insomma.
Tutto questo però non mi risparmia dalle ansie del trentenne moderno. Potrò realizzare i miei sogni? Riuscirò a pubblicare dei libri? Troverò - e potrò permettermi - la casa che cerco
? Avrò dei figli? Quando comincerò a vedere i miei veramente vecchi? Come farò a reggere al dolore quando perderò qualche persona cara e molto vicina?
Sono lussi, lo so, queste domande. Ma occupano la maggior parte dei miei turbamenti quasi quotidiani.

A trent'anni, età in cui molte cose finiscono, ogni inizio è una benedizione.
Rughe e capelli bianchi a parte.

2 commenti:

  1. Solo su Babbo Natale dissento: guarda che esiste...

    tic

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  2. Ops...Ehm..ma io credevo a gesù bambino. Era lui che mi portava i regali, che apperivano misteriosamente senza che avessi idea del come ce li mettesse (visto che era un neonato). Sono andata per un po' a scuola dalle suore e il loro influsso si è fatto sentire. Più tardi sono diventata anticlericale ma ho avuto un periodo mistico (vedi il mio profilo) in cui credevo di fare i miracoli e volevo ritirarmi su una collina a pregare e vivere di elemosina.
    Con babbo Natale il discorso che faccio ai bambini é "finchè ci credi viene". Di solito funziona. A lungo.

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