domenica 15 febbraio 2009

Inno alla tristezza


Qualche volta c'è proprio bisogno di abbandonarsi alla malinconia. In barba a tutte le discipline e le psicologie che portano a razionalizzare, concentrarsi sul positivo, allargare i propri orizzonti mentali e cercare la pace.
A volte la tristezza dà rifugio, è appagante, si autoalimenta del nostro respiro. Languire e autocompiangersi non sarà la punta dell'iceberg della dignità umana, ma rientra nelle sue espressioni, e a qualcosa servirà pure.
Quando la solitudine avanza come un'onda vischiosa e ci sentiamo afflitti dalle nostre piccole esistenze e appesantiti dai problemi dell'umanità, crogioliamoci pure.
Prima o poi dovremo pur riprendere a sorridere, a rifare i letti, a stare sotto il sole, galleggiare al di sopra della superficie.

5 commenti:

  1. Niente tristezza, Giulia: noi ti vogliamo bene!

    tic

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  2. Grazie, grazie...comunque è già passata :-)

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  3. Spero che sia passata davvero.
    Scrivici qualcosa, dunque!

    Ciau,

    tic

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  4. Sì, sì, è duarata ben poco la tristezza! Gli impegni però no: non ho avuto un attimo libero. Da adesso ho un lungo ponte per sospensione didattica; mi darò così tanto alla logorrea da tediare qualsiasi passante. ;-)
    Grazie, però.

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