sabato 3 gennaio 2009

Sogni e té alla rosa

Fa freddo.

Devo dire che durante queste vacanze la nota polemica del mio blog si è decisamente spenta, ma mi sto rilassando e, soprattutto, conduco una vita con pochi stimoli alla volta, il che mi pone di fronte ad un ritmo di vita ben diverso da quello della mia vita di non-vacanziera.
Un libro e una tazza di té sul divano arancione bastano a riempire qualche ora del mattino o del pomeriggio.

Sogno parecchio.

Ieri notte ho sognato un'abbondante nevicata, il mio sogno ricorrente da qualche anno. Poi ho fatto un sogno che non facevo da tanto tempo: ho sognato di volare. Anzi, ho volato. Planavo un po' goffamente su colline boscose e poi arrivavo vicino alle pareti di una casa in cui sarei dovuta andare ad abitare. Mi accostavo al cornicione e mi lasciavo andare giù, fiduciosa, di fronte allo stupore di due o tre ragazzetti di sotto, convinti che volessi suicidarmi. E invece risalivo con un guizzo.

So benissimo quali sono le classiche interpretazioni psicanalitiche su questo tipo di produzione onirica, ma il volo ha sempre dato un carattere speciale ai miei sogni, a partire dall'adolescenza, età in cui è cominciato. Sognavo così spesso di volare, e in modi così caratteristici e diversi, che dopo un po' quando mi alzavo da terra non si stupiva più nessuno: ero QUELLA che volava, punto. A differenza di altre sensazioni come cadere, piangere, provare dolore, ridere, ben presenti alla nostra memoria perchè già sperimentate nello stato di veglia, non c'è niente che possa farci riportare nella memoria onirica la sensazione fisica del volo, è qualcosa di unico e differente.

L'altro sogno ricorrente della mia vita fin da quand'ero bambina è l'onda anomala. Qui le interpretazioni della psicanalisi sono ben accolte: ho sognato di essere investita da un'onda anomala in momenti in cui mia madre era particolarmente invadente; il mare, l'acqua sono simbolo di vita, liquido amniotico. Ci si può rifugiare (da piccolissima ogni volta che mi addormentavo sognavo di scendere nell'acqua, piano piano, distesa, finchè non toccavo il fondo, e allora cambiavo sogno) o affogare.

Non credo di essere particolarmente dotata nel fare sogni spettacolari o attenta al mio inconscio; semplicemente, ho sempre avuto l'abitudine di raccontare i miei sogni a chi mi circonda. Come il modo più efficace per imparare è insegnare, così il modo migliore per ricordare è raccontare. Una volta i miei ascoltatori erano i miei genitori o i miei compagni di scuola, poi ci sono stati i miei compagni, loro malgrado. In mancanza di un pubblico umano, c'era sempre il mio diario.

In ogni modo, non ho ancora scoperto perchè sogni sempre la neve, ultimamente. Per lunedì è prevista anche a basse quote.
Io la aspetto.
Intanto, finisco il mio té alla rosa e riapro il libro che ho lasciato sul divano.


4 commenti:

  1. Anonimo3.1.09

    Sogna ancora più forte, Giulia.
    Fa bene.

    tic

    P.S.
    Mi ricordi qualcuno che conosco.
    Ecco perché vengo spesso a trovarti.

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  2. Ci proverò, mi piace un sacco.
    Spero che la paersona che ti ricordo sia almeno un po' simpatica :-)
    Com'era Parigi?

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  3. Beh, direi che la persona in questione mi è simpatica, sì...
    Parigi è Parigi è Parigi, per dirla alla Stein...

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  4. così ho trovato scritto.Ciao, sono una tua collega toscana non per scelta mia ,ma per necessità...ed ho imparato ad amare il nostro lavoro con i bambini e le bambine.Io sogno sempre anche ad occhi aperti...credo che sia la parte migliore dell'animo umano

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