sabato 31 gennaio 2009

Ragni a parte

Finalmente è sabato. Ieri siamo ritornati a vedere la casa sulla collina con un geometra che ci ha detto chiaramente che, se non fosse per i costi di demolizione, si farebbe prima a buttarla giù e rifarla da capo. Forse proveremo a fare un'offerta ridicola, che però corrisponde al valore della casa, e aspetteremo.
Tornare lì col sole delle tre del pomeriggio mi ha fatto immaginare come potrebbe essere vivere in quel posto. Tutto il tempo libero della bella stagione passato fuori, armata di zappa e stivaloni di gomma, e ben rinchiusa dentro, con la stufa accesa, nelle giornate troppo rigide. Ci sono riuscita nonostante le ragnatele, i ragni pelosi agli angoli del soffitto(fortunatamente fossilizzati), le finestre rotte e cadenti e gli sterpi cresciuti in modo selvaggio tutt'intorno. E nonostante da qui alla realizzazione di questa visione remota ci sia un tempo (e del denaro) assolutamente indeterminabile, riesco a vedere con chiarezza come potrebbe diventare.

La casa non è solo un bene immobile, una garanzia, un investimento. Per me è sempre stato un rifugio, uno specchio dell'anima. Sono capace di incapponirmi sulla scelta dei minimi dettagli e poi lasciare la mia abitazione nell'assoluta entropia per una settimana, però avere il tempo per dedicarmi alla pulizia e al suo carattere accogliente mi gratifica e mi dà l'impressione di dedicarmi al mio benessere, oltre che al suo aspetto. Il gesto di eliminare l'inutile e il vecchio, ad esempio, è una mia recentissima scoperta: fino a qualche anno fa non riuscivo a staccarmi dalle cose che avessero anche un minimo, insignificante ricordo: biglietti di anonimi viaggi aerei, quaderni con riassunti di libri fatti all'università, sorprese delle uova di pasqua mai usate, diari di scuola. Andando via da casa dei miei ho apprezzato l'atto di liberarmene, anche se la mia vecchia stanza è diventata un mausoleo.
La casa può anche diventare una trappola, e quando non se ne può uscire per impedimenti di salute o atmosferici eccezionali si diventa insofferenti. Tuttavia, nonostante i disagi che ne possono derivare, sono per la nascita e la morte in casa, quando è possibile.

Da bambina sognavo di andare a vivere in uno di quei ruderi che si trovano sulle colline sopra Genova, a contatto con la natura; oggi i miei desideri non sono poi così diversi. Per ora mi accontento di innaffiare i bulbi
che ho piantato l'altro ieri, disseminati per tutta la casa, e aspettare che qualcosa cresca.
Qui o altrove.

giovedì 29 gennaio 2009

Riflessioni d'alba e di tramonto


Non riesco proprio a trovare il tempo di scrivere, questa settimana; vedrò di buttare a casaccio le briciole di cose pensate degli ultimi giorni, anche se rischio l'illeggibilità. Sono riuscita a formulare qualche pensiero compiuto al mattino, all'alba, mentre guidavo col mare alla mia destra, e prima di dormire, ma senza riuscire a ritenerli abbastanza a lungo da poterli scrivere.

L'Italia, temo, è l'unico paese al mondo in cui la politica e lo spettacolo si mischiano tra loro; il confine è così impalpabile che ci ritroviamo politici-pagliacci e che partecipano a show televisivi discutibili e uomini di spettacolo e giornalisti che fanno politica. Il tutto contribuisce all'immagine-clichè di italiani-sbruffoni e palloni gonfiati, ovvero, in sintesi, gente poco seria. Non mi era mai capitato di invidiare gli americani, e non è solo per Obama.

Questione autobus atei: la città di Genova farà circolare i criticatissimi autobus, ma la scritta non è più una pubblicità pro-ateismo, bensì un inno alla libertà di parola anche per chi non crede in niente. Non è tanto questo, però, che ha colpito la mia sensibilità, quando la dichiarazione al tg3 Liguria in cui il presidente dell'associazione che ha rifiutato il primo manifesto ha motivato la scelta dicendo che sui mezzi pubblici ci vanno anche scolaresche e bambini delle elementari. Spero di aver frainteso -stavo cucinando nell'altra stanza-, ma se è così mi viene da chiedere: perchè, non si può dire ai ragazzini che dio potrebbe non esistere? Per farli crescere sani e forti, oltre che brave persone, non servono una dose al mattino di actimel e una alla sera di catechesi. Pensiamo piuttosto ad insegnare ai ragazzi il rispetto di sè e degli altri, che non sono direttamente proporzionali alla fede, ma esistono a prescindere da qualsiasi divinità.

Tempo di scrutini.
per fortuna in questo periodo sia io che le mie amiche che fanno il mio stesso mestiere siamo impegnatissime e ci vediamo poco. Solo chi ha la gioia (si fa per dire) di vivere con un'insegnante sa cosa significhi mettere in una stanza due o tre docenti, magari donne. Volenti o nolenti, si finisce sempre per parlare di scuola e chi non vi è dentro rischia l'esaurimento. Il fatto è che gli insegnanti stessi sentono che si stanno facendo del male e finiscono per avere la nausea
, ma è un virus, una compulsione inevitabile.
Provare per credere.



sabato 24 gennaio 2009

Chiarimenti

Silvio Berlusconi ha annunciato che combatterà l'esercito del male.
Questa affermazione dal sapore rassicurante - sente già la mancanza di Bush, il poveretto - mi ha lasciato però un poco perplessa. Ho dell'incertezza, insomma, perchè ho paura di fraintendere i suoi messaggi. Ne ha dette tante, di cose, e ogni volta noi, piccoli italiani malfidati, l'abbiamo capito male. Allora, vediamo...
Cosa intendeva per esercito del male?
Questo?

Questo?


Questo?
Questo?
Oppure questo?


Intendiamoci, basta capirsi.

venerdì 23 gennaio 2009

Buona Notte Par Condicio






Ultime notizie


Ecco una serie di notizie più o meno fresche:
- afroamericano guida gli Stati Uniti d'America;
- uomo trova una lucertola nella lattina di Coca Cola;
- madre e nonna di una ragazzina picchiano inferocite una professoressa;
- ragazzo sfuggito ad istituto psichiatrico si trucca e fa strage in un asilo belga;
- il Papa impedisce agli omosessuali di andare in paradiso;
- sindaco di genova fa un patto con le prostitute del centro storico.

Sembra incredibile, ma -nel bene e nel male- è tutto vero.

Eccone altre:
- Ratzinger intercettato dalla polizia: frequentava siti pedo-pornografici. Dopo aver sentito il tg1 si suicida per la vergogna con la Sacra Sindone.
- Una bomber colpisce ancora: scoppia una lattina di Coca Cola in mano a Pera, ordinata davanti a un aPeritivo. Per il grave danno subito - gli è stata amputata la mano - il governo proibisce il consumo della bevanda fino a nuovo ordine.
- Gruppo di esagitati assedia la casa di Berlusconi armato di posate. Il Premier resiste per ventiquattr'ore all'assedio, ma la folla riesce a sfondare la porta e lo riduce in fin di vita rosicchiandogli gambe e braccia. Uno di loro, intervistato, dirà: "Aveva detto che con la crisi dovevamo comunque consumare, e noi avevamo fame".

Sembra incredibile, ma - purtroppo - non è ancora successo.

Dopo aver sparato una discreta serie di cazzate, posso anche andare.
Meglio dormirci su.


mercoledì 21 gennaio 2009

Cosa bolle in pentola


Ah, che piacere, cucinare a casaccio. Buttare nel pentolone una serie di ingredienti a occhio e che, a naso, sembra si abbinino tra loro.
Minestroni fatti con la verdura che c'è in frigo e i rimasugli di legumi dei barattoli; frittate di spinaci, radicchio, di cipolle, pomodori, zucchini, peperoni, patate; fatte con uova o farina di ceci, arricchite con le erbe aromatiche che ci sono nei vasetti sotto la finestra. Risotti con ingredienti inverosimili, pane improvvisato sulla padella di ghisa o meditato e atteso a lungo, nello spazio di una notte.
Torte di verdura, dolci preparati con il vagone di frutta regalato dai parenti.
Amo cucinare, quando c'è il tempo. Perchè se la cucina è un atto creativo, per creare qualcosa (o qualcuno) ci vuole tempo. Solo così ci si può mettere l'amore necessario. Quando c'è, quello che si è preparato è sinceramente buono.

lunedì 19 gennaio 2009

Dio c'è. O non c'è?


A Genova, la mia città d'origine, poco tempo fa si è assistito a una brevissima questione. Dico brevissima perchè è durata lo spazio di un tg3 regionale.
L'associazione atei e agnostici razionalisti, credo di origine britannica, ha proposto di far circolare gli autobus della città con la seguente scritta: LA CATTIVA NOTIZIA E' CHE DIO NON ESISTE, LA BUONA E' CHE NON NE HAI BISOGNO.
Premesso che mi sembra un'idea abbastanza strampalata, ma lecita, la faccenda è andata in questo modo: c'è stata la proposta della campagna pubblicitaria, innumerevoli contestazioni e il risultato è stato che le scritte sui mezzi pubblici non sono uscite per nulla.
Altrove, in altri paesi europei, l'associazione ha promosso delle iniziative del genere, che hanno avuto, come risposta, lettere di protesta delle associazioni cattoliche. Legittimo. Ma, visto che siamo in Italia, paese senza coppie di fatto riconosciute e dove fare religione a scuola è fare religione cattolica, dire davanti a tutti che dio non c'è non si può.

Un pensiero mi viene, dopo l'amarezza. Come ci dobbiamo comportare davanti a tutti i famosi cartelli con scritto DIO C'E' che abitano nei cartelli e nei muri delle strade italiane da decine d'anni? Messaggio sincero, diretto, visibile agli occhi di tutti. Un esempio perfetto di marketing ante litteram.
Forse è colpa di quei messaggi se il Papa regna ancora nel nostro paese. Allora fa bene, la chiesa cattolica, a far ritirare le scritte incriminate dagli autobus. Non si sa mai...


sabato 17 gennaio 2009

Uomo di casa cercasi


So di stare per avventurarmi in un argomento vischioso, infinito e che rischia di affossarmi irrimediabilmente ed attirarmi le antipatie di qualcuno, ma non posso farne a meno.
Mi riferisco alla presunta parità tra uomini e donne in fatto di responsabilità. Non intendo trattare il discorso di parità di diritti. Sulla carta c'è. Nemmeno voglio parlare dell'uguaglianza, che fortunatamente non c'è. Siamo simili ma diversi e va bene così.
Intendo, piuttosto, il fattore culturale che resta, anche in questo secolo, e resiste nonostante tutto alla modernità, e che fa sì che la maggior parte delle donne che si accasano con un uomo si occupino, di fatto, dei lavori domestici. Ci sono uomini casalinghi, ma sono pochi, e spesso lo sono per necessità perchè vivono da soli. In Italia, diciamo la verità, le coppie in cui le incombenze di casa sono divise equamente scarseggiano, e non solo perchè la donna ha più tempo. Ci sono molti che collaborano, ma che evitano accuratamente aree della pulizia domestica come bagno, ferro da stiro, lavatrice, lavaggio pavimenti.
E non sto, in fondo, neanche parlando di quello che fanno, ma della loro impostazione mentale e caratteriale, che non possiede il gene del sentirsi responsabili, almeno non di queste cose. Io detesto fare le pulizie e quando vivevo a casa dei miei non facevo quasi niente, ma appena ho cambiato casa mi sono ritrovata di fronte alla necessità, per non soffocare nella spazzatura e vivere decentemente, di occuparmi delle cose che, volente o nolente, se non seguite andrebbero in malora. Probabilmente si tratta di un'emulazione del modello materno. Molti uomini, purtroppo, (mio padre compreso) non si scompongono a passare una settimana tra i vestiti per aria e il letto sfatto, o la lavatrice traboccante (sempre che ci sia stato messo qualcosa). Per evitare problemi, ricorrono alla donna delle pulizie che , guarda caso, è donna.
Io lo so che, nella preistoria, mentre le donne si occupavano del focolare, sviluppavano il linguaggio e inventavano l'agricoltura, gli uomini procuravano il cibo e comunicavano solo per necessità pratiche, ma non sarebbe l'ora di cambiare un po', eredità genetica a parte?
Cominciate, vi prego, signore mamme dei figli maschi, a trattarli alla pari con le bambine. E smettete di lavare loro le mutande e di riordinargli la cameretta a vent'anni.

lunedì 12 gennaio 2009

Blog vs diario


Non ho intenzione di scrivere un trattato sulla nascita dei blog o di fare un'analisi socio-psicanalitica della personalità del blogger tipico.
Detto questo, ogni tanto, però, mi viene da chiedermi quali siano i motivi per cui la maggior parte delle persone si sentono invogliate ad aprirne uno.
Per quanto mi riguarda, io scrivo il diario da quando avevo la bellezza di undici anni. Facendo due conti, sono 23 anni che scrivo il diario, inteso come riflessioni e, solo in parte, cronache di eventi salienti che mi accadono. Negli ultimi anni l'ho scritto a singhiozzo e il blog mi ha permesso di colmare queste lacune. Essendo, poi, un prodotto "esposto", cerco di curare un po' più la forma, il che non fa male. Ovviamente, mi lascio meno andare a lamentazioni o cose strettamente personali, per il suddetto motivo.
Dopo aver chiuso il blog precedente, "A matita", ho avuto una crisi esistenziale perchè ho involontariamente cancellato quasi tutto quello che avevo scritto e la cosa è stata drammatica per me che conservo tutto e che, se mi si chiedesse, in caso di incendio, cosa cercherei di salvare dalle fiamme, risponderei, tra le altre poche cose, i miei diari. In quel periodo ho ripreso il diario cartaceo, motivo in più per intendere il blog proprio in questo senso.
C'è, però, un aspetto esibizionistico, o narcisistico che dir si voglia. Non posso negare di averne un po' anch'io, che ho dedicato più tempo del necessario alla scelta dei colori e dell'aspetto del mio blog. I commenti, poi, se arrivano fanno sempre piacere.
Spesso un blog raccoglie persone intorno a sè e allora diventa fulcro di una specie di comunità; altre volte resta ripiegato su se stesso e supplisce, volente o nolente, alla sola necessità dello scrivere per sè.
Andando in giro per la rete vedo anche blog un po' particolari, mi si conceda il temine. Tra questi, blog fantasma, aperti e su cui nessuno ha mai scritto; raccolte di foto del pargolo appena nato; cataloghi di prodotti da vendere; produzioni satirico-comiche divertenti; compendii di monomanie (pc, auto, ecc) e diari veri e propri, che nessuno mai leggerà. Ci sono anche uomini e donne che cercano l'anima gemella sul loro blog, ma per la maggior parte questi sono più fruitori (i voyeurs della rete)che scrittori di blog.
Insomma, di tutto un po'.
Io, anche se proprietaria e serena scrittrice di blog - di cui apprezzo la multi-medialità in senso stretto - continuo a preferire il diario cartaceo perchè, anche se più infiammabile del pc, dà minor senso di precarietà. In fondo, a noi sono arrivati manoscritti di secoli fa; chi può dire che cosa, dei miliardi di file prodotti nel nostro secolo, rimarrà tra centinaia d'anni?
Per ovviare al problema, salvo e magari qualcosa stamperò. Non si sa mai.

domenica 11 gennaio 2009

La casa sulla collina

Dopo tante ricerche, forse l'abbiamo trovata. Ecco la casa dei miei sogni trasformata in realtà.
Ci siamo arrivati dopo una passeggiata in mezzo alla neve. E' sul cocuzzolo di una piccola collina, in mezzo alla campagna ligure...
E' stato amore a prima vista.
Chi vivrà vedrà.

Ci vuole solo un buon geometra, operai a basso costo e un mutuo. Agevolato.

venerdì 9 gennaio 2009

Un prodotto per tutti


La pubblicità è l'anima del commercio. Mi viene in mente quella che girava in tv pochi anni fa, con la gente che camminava per la strada con sacchetti gialli, tutta contenta di far girare i soldi (solo nelle tasche degli altri, però).
Io sono sempre stata attratta, dal punto di vista creativo, dalla pubblicità. Però la detesto con anima e corpo.
Nel mio programma di arte con gli alunni più grandi, quando insegno questa materia, c'è sempre l'analisi e la presa in giro delle strategie e dei modelli di comunicazione dei mass media e degli spot, ma non basta: la pubblicità è troppo sofisticata ormai, scelta per un pubblico mirato a seconda delle fasce d'età e delle occupazioni. Detersivi al mattino per la casalinghe, giochi al pomeriggio tra un cartone e l'altro per i bambini, auto a non finire all'ora di cena per gli uomini ambiziosi.
Non mi sento di aver scoperto l'acqua calda, è roba vecchia, detta e ridetta e trita e ritrita, ma la gente ci casca. Ecco perchè ci vorrebbe un vaccino per essere immuni nei confronti delle sue seduzioni, ma con richiami periodici, perchè i codici di comunicazione della pubblicità cambiano.
Che la pubblicità induca bisogni fasulli è risaputo: si mostra l'auto familiare piena di spazio per famiglia e aggeggi vari e il meschino cristiano con l'utilitaria sente il bisogno di averla; il prodotto per la pulizia nuovo dà l'illusione di facilitare i lavori domestici, e non parliamo dei bambini, per i quali il gioco è un bisogno non certo fittizio. Non la merenda alla moda, però. A tutto pensa la pubblicità, non c'è problema.
Il fatto è che essa si trasforma e si adatta ai cambiamenti della società e del gusto molto prima del modo di pensare collettivo e del resto della produzione televisiva: propone il marito che pulisce in casa mentre la moglie sta sul divano (chiedo scusa per la reiterazione di questo argomento, mi sa che è un mio chiodo fisso), donne in carriera e intraprendenti, nonni al computer e così via. Il tutto ben impacchettato per consentire una maggiore immedesimazione.
Da un bel po' di tempo, poi, c'è l'abitudine di proporre prodotti alimentari mettendo in luce le loro proprietà terapeutiche, rasentando i limiti di legge e imitando delle prescrizioni mediche: c'è lo yogurt che cura il colesterolo, quello che aumenta le difese immunitarie (orrore degli orrori), il prodotto per bambini che li aiuta a crescere sani e quello che toglie tutti i cattivissimi batteri dai vestiti. Questa è una manovra pericolosissima, perchè crea negli spettatori con scarsa capacità critica un'associazione del tipo PRODOTTO=SALUTE, dunque si impone maggiormente la necessità di prendere quei prodotti specifici.
Chi se la beve rischia di diventare nel migliore dei casi uno che ha buttato via i soldi, nei peggiori un ipocondriaco o uno che non va dal medico, perchè intanto segue le prescrizioni di quello che dice mamma tv.
Dio ci salvi dalla televisione.
Sfido chiunque a guardare in casa propria e poi dire che non c'è neanche un prodotto pubblicizzato. Immagino con attonito orrore un mondo futuro e ipotetico in cui verranno cucinati solo i piatti della prova del cuoco, utilizzando la pasta di quattro salti in padella e il riso scotti, ci si laveranno i capelli con shampoo pantène o di L'Oreal e si laveranno i panni usando vanish oxy action; in ogni casa che si rispetti non mancherà il pulitutto chillit bang o come cacchio si chiama, i bambini verranno su a nipiol e plasmon e ogni adulto tutelerà la propria salute e quella della propria famiglia con un bel danacol ogni mattina.

Prima della fine del mondo, se dovessero aver ragione i testimoni di Geova, la società avrà quell'aspetto, ne sono certa.

L'antidoto comincia dall'educazione, a scuola e a casa. Per chi non frequenta più la scuola o non vive con mamma e papà perchè è troppo grande, basterebbe provare a leggere le etichette. E guardare un po' più in là del proprio naso. A partire dagli scaffali del supermercato.


mercoledì 7 gennaio 2009

Neve, finalmente

Dopo tanta attesa, la neve è arrivata fino al mare. Non era proprio il momento giusto, ma è arrivata.
Niente scuola, oggi.

martedì 6 gennaio 2009

Piccole cose e massimi sistemi


Allora. Da domani si riprende. Berlusconi torna all'attacco, la neve cade (ma non su casa mia, ahimè), i bombardamenti a Gaza aggiungono vittime a vittime. Domani mi ritroverò a dover spiegare ai miei alunni che la differenza tra cronaca e storia che ho menzionato qualche volta in classe, in alcuni casi non esiste.

Da domani non basteranno il bianco ovattato della neve e il pensiero delle feste per farci vivere in un lieto dimenticatoio della coscienza.
Prima di rituffarmi nella critica e nella lamentazione sociale, però, vorrei finire di illustrare le cose da mettere nella mia parentesi intellettuale di questi giorni. Prima di ridarmi ai discorsi sui massimi sistemi, proverò a porre attenzione sulle piccole cose, quelle su cui poggiano la loro attenzione quasi solo i bambini, o chi bambino un po' lo è rimasto. In fondo sono proprio loro, poi, ad essere capaci, magari dopo mezz'ora di osservazione sistematica del tragitto di una formica, a fare le migliori domande sui massimi sistemi.
Ecco, allora, le mie piccole cose preferite di questi giorni.

Il piacere di entrare nel letto, alla sera, col pensiero di poter dormire a oltranza.

Le forme delle gocce di condensa nel vetro della doccia.

La tovaglia rossa sempre aperta sul tavolo.

La lettura (bellissimo, il libro di Murakami) e i té alla rosa sul divano.

Il freddo, ottima scusa per rinchiudersi in casa.

Il pane nel forno.

L'attesa della neve.

Le uscite con gli amici.

L'approccio più lassista nei confronti del caos di casa.


Mi auguro di riuscire a dedicare attenzione a queste ed altre piccole cose, anche quando - già da domani - la quotidianità mi farà andare di corsa.

sabato 3 gennaio 2009

Sogni e té alla rosa

Fa freddo.

Devo dire che durante queste vacanze la nota polemica del mio blog si è decisamente spenta, ma mi sto rilassando e, soprattutto, conduco una vita con pochi stimoli alla volta, il che mi pone di fronte ad un ritmo di vita ben diverso da quello della mia vita di non-vacanziera.
Un libro e una tazza di té sul divano arancione bastano a riempire qualche ora del mattino o del pomeriggio.

Sogno parecchio.

Ieri notte ho sognato un'abbondante nevicata, il mio sogno ricorrente da qualche anno. Poi ho fatto un sogno che non facevo da tanto tempo: ho sognato di volare. Anzi, ho volato. Planavo un po' goffamente su colline boscose e poi arrivavo vicino alle pareti di una casa in cui sarei dovuta andare ad abitare. Mi accostavo al cornicione e mi lasciavo andare giù, fiduciosa, di fronte allo stupore di due o tre ragazzetti di sotto, convinti che volessi suicidarmi. E invece risalivo con un guizzo.

So benissimo quali sono le classiche interpretazioni psicanalitiche su questo tipo di produzione onirica, ma il volo ha sempre dato un carattere speciale ai miei sogni, a partire dall'adolescenza, età in cui è cominciato. Sognavo così spesso di volare, e in modi così caratteristici e diversi, che dopo un po' quando mi alzavo da terra non si stupiva più nessuno: ero QUELLA che volava, punto. A differenza di altre sensazioni come cadere, piangere, provare dolore, ridere, ben presenti alla nostra memoria perchè già sperimentate nello stato di veglia, non c'è niente che possa farci riportare nella memoria onirica la sensazione fisica del volo, è qualcosa di unico e differente.

L'altro sogno ricorrente della mia vita fin da quand'ero bambina è l'onda anomala. Qui le interpretazioni della psicanalisi sono ben accolte: ho sognato di essere investita da un'onda anomala in momenti in cui mia madre era particolarmente invadente; il mare, l'acqua sono simbolo di vita, liquido amniotico. Ci si può rifugiare (da piccolissima ogni volta che mi addormentavo sognavo di scendere nell'acqua, piano piano, distesa, finchè non toccavo il fondo, e allora cambiavo sogno) o affogare.

Non credo di essere particolarmente dotata nel fare sogni spettacolari o attenta al mio inconscio; semplicemente, ho sempre avuto l'abitudine di raccontare i miei sogni a chi mi circonda. Come il modo più efficace per imparare è insegnare, così il modo migliore per ricordare è raccontare. Una volta i miei ascoltatori erano i miei genitori o i miei compagni di scuola, poi ci sono stati i miei compagni, loro malgrado. In mancanza di un pubblico umano, c'era sempre il mio diario.

In ogni modo, non ho ancora scoperto perchè sogni sempre la neve, ultimamente. Per lunedì è prevista anche a basse quote.
Io la aspetto.
Intanto, finisco il mio té alla rosa e riapro il libro che ho lasciato sul divano.


venerdì 2 gennaio 2009

Briciole di anno nuovo

Le feste sono finite e, nonostante manchi ancora la befana (con Uma Thurman alla tv che continua a insistere di riempire la calza con un prodotto di pay-tv), siamo finalmente liberi di vivere la quotidianità, con i suoi lati positivi e negativi.

Un po' di eccezionalità, però, l'anno nuovo le ha portate.

L'altra sera ho sentito un rumore assordante e mi sono accorta che l'albero davanti alla finestra della mia cucina è stato scelto come abitazione da migliaia di storni. Forse si sono rifugiati lì la sera del 31: pioveva, faceva freddo e intorno era pieno di botti.
Stamattina gli uccelli non c'erano più. Non so se mi dispiaccia o meno. Era un'occasione per uno studio del comportamento ornitologico: sarebbe bastato passare un pomeriggio con una sedia davanti alla finestra per capirci qualcosa. D'altro canto, però, il rumore era forte e inquietante; mi sembrava di essere nel film Uccelli di Hitchcock. In più, ogni volta che fossi dovuta passare sotto quell'albero mi ci sarebbe voluto un ombrello, per evitare deiezioni aeree.
Ieri sera alle 11, mentre guardavo il Padrino II alla tv, ho iniziato a sentire odore di bruciato. Ho guardato i fornelli, aperto la finestra (qualche uccello arrosto??), ma niente.
Alla fine si è scoperto che il fumo veniva dal pianerottolo e, precisamente, dalla mia vicina di fronte. Fortunatamente ha aperto la porta nello steso istante in cui l'ho aperta io e ha detto di aver lasciato un pacco di biscotti sulla piastra accesa. In casa sua c'era un fumo denso e il gas era aperto. Ringrazio i geni e l'evoluzione, perchè solo io avevo sentito la puzza. Merito di secoli passati a difendere la prole e l'accampamento.

L'altra eccezionalità che hanno portato le feste è stata la relativa assenza di Berlusconi dalla scena politica.
Tra poco riprenderà tutto: io, che ora dormo fino almeno alle dieci, ricomincerò a lavorare e a fare levatacce mattutine e il berlusca, che avrà condiviso il natale con i suoi parenti, si rimetterà a rompere i cosiddetti, fare danni al paese, brutte figure internazionali e a fare la vittima, dimenticando che l'opposizione è lì per fare l'opposizione e non per dargli manforte, rispondendo ai suoi sogni di onnipotenza.

Personalmente, uccelli e mancati incendi a parte, auspico nel cambiamento. Nel cambiamento ci sono tutte le possibilità. Che sia un anno rivoluzionario, da tanti punti di vista.